È sfociata in scontri con le forze di sicurezza libanesi la manifestazione convocata davanti all'ambasciata statunitense di Beirut nel distretto di Awkar, dove gas lacrimogeni e cannoni ad acqua sono stati schierati contro chi protestava brandendo bandiere contro la decisione americana di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele e spostare qui la propria ambasciata.
Sassi sono stati scagliati e fuochi accesi nelle vie che conducono all'ambasciata mentre un piccolo gruppo di manifestanti provava a penetrare nel compound dell'ambasciata, scalando il filo spinato che ne delimita il perimetro.
Per il quarto giorno si hanno notizie di scontri e proteste nel mondo arabo - ieri sono saliti a quattro i morti a Gaza - e nei Paesi a maggioranza islamica, per cui la questione palestinese è particolarmente importante. E lo è tanto più in Libano, dove la popolazione palestinese è numerosa.
Ache Milano la protesta dei musulmani si è fatta sentire, con un migliaio di persone in piazza. Intanto da Gothenburg, in Svezia, arriva la notiza di un oggetto avvolto dalle fiamme lanciato all'interno di un sinagoga nel tentativo di darle fuoco. "Le minacce sono aumentate" dopo gli eventi recenti, ha detto il leader della comunità locale, Allan Stutzinsky.
Oggi l'esercito israeliano ha distrutto un tunnel scavato da Hamas, con sbocco a Gaza. A Gerusalemme un guardia è stata accoltellata alla principale stazione dei bus, nel primo attacco dall'annuncio di Trump.
La scelta presa a Washington divide l'opinione pubblica e a condannarla sono arrivate nei giorni scorsi anche le voci dei leader europei, sostenitori di una soluzione dei due Stati. Oggi il premier israeliano Benjamn Netanyahu sarà ricevuto all'Eliseo e intanto critica quello che definisce il doppio standard di Bruxelles. "Sento voci che criticano la dichiarazione storica di Trump ma non ho sentito nessuna condanna per il lancio di razzi contro Israele".
Sul fronte opposto il ministro degli Esteri dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Riad al Malki, che all'Huffington Post diceva ieri pomeriggio di un
"America che ha perso credibilità come mediatore", aggiungendo un invito all'Ue: "Riconoscere lo Stato di Palestina da parte dell'Europa è un investimento sulla pace e sulla stabilità e non un atto ostile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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