''Abbiamo tecnicamente sconfitto Boko Haram'', sono state queste le parole pronunciate dal presidente della Nigeria Muhammadu Buhari alla vigilia di Natale. Un messaggio di vittoria, una promessa avveniristica di un futuro di pace, gridata alla nazione. Il Presidente esultava del fatto che i guerriglieri islamisti avevano perso terreno negli stati di Yobe e Adamawa, ma le dichiarazioni del capo di stato nigeriano si sono infrante il giorno dopo, a Natale. La setta jihadista affiliata allo Stato Islamico, il 25 dicembre infatti ha colpito di nuovo. Nello stato del Borno, nella notte di Natale i terroristi hanno assaltato un villaggio uccidendo 14 persone e l'attacco avvenuto il giorno della festività cristiana è stato il prodromo della violenza che è esplosa nelle ultime ore nel Paese .
Ieri infatti una nuova esplosione ha mietuto vittime a Maiduguri, dove un ordigno collocato nei dintorni di una Moschea ha provocato la morte di 20 persone. I combattimenti tra l'esercito nigeriano e il gruppo che ora si definisce ''Stato Islamico dell'Africa Occidentale'', proseguono incessantemente e la situazione nel nord della Nigeria e nei Paesi affacciati sul Lago Ciad si aggrava sempre più sia da un punto di vista militare che umanitario.
Da un lato infatti il proselitismo anti occidentale del leader Shekau fa presa sui giovani che continuano così ad affiliarsi al gruppo, ma allo stesso tempo la popolazione è sempre più stremata dal conflitto che paralizza l'intera regione.
La psicosi è dilagante, i profughi aumentano esponenzialmente e l'incubo di una strage imminente ha portato a chiudere anche le scuole. Non a caso l'ultimo report di Unicef parla infatti di oltre un milione di bambini costretti ad abbandonare gli studi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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