"C'è solo un modo per scatenare la Russia...". La "profezia" di Biden che si è avverata

Il presidente Usa, all'epoca senatore del Delaware, mise in guardia il Consiglio Atlantico sull'espansione verso Est dell'Alleanza e i rischi di una reazione da parte di Mosca. Un suggerimento poi rivelatosi corretto

"C'è solo un modo per scatenare la Russia...". La "profezia" di Biden che si è avverata

Annettere alla Nato gli Stati Baltici sarebbe l’unica mossa che rischierebbe di provocare una risposta ostile da parte della Russia”. Queste parole, probabilmente dimenticate dalla maggior parte delle persone, addetti ai lavori compresi, sono state pronunciate niente meno che da Joe Biden nel lontano 1997.

La profezia di Biden

All’epoca, ovvero 25 anni fa, Biden era senatore del Delaware. Il 20 giugno del 1997, il futuro presidente degli Stati Uniti si rese protagonista di un discorso che, riascoltato adesso, ci fa riflettere sull’enorme quantità di errori commessi dall’Occidente, Washington in primis. Sia chiaro: questo non significa giustificare l’attuale invasione russa ai danni dell’Ucraina, quanto piuttosto rendersi conto di come avremmo potuto evitare che ciò accadesse.

Ma che cosa ha detto Biden di così profetico? In sostanza, avvertiva il Consiglio Atlantico di non esagerare con l’espansione verso Est onde evitare la possibile reazione di Mosca, che a quel punto avrebbe percepito le mosse occidentali come una sorta di aggressione nei suoi confronti. Peccato che, storia alla mano, questo suggerimento non sia stato preso alla lettera nè seguito più di tanto.

Osservando quanto sta accadendo oggi in Ucraina, fa impressione constatare come un video risalente a un paio di decenni fa avesse, di fatto, previsto un’ipotesi a guerra a fronte di un’eccessiva vicinanza dei Paesi Nato ai confini della Russia. Biden era stato lucidissimo nel prevedere probabilissime tensioni nel caso in cui i Paesi Baltici fossero finiti sotto l’ombrello Atlantico. Tutto questo, inoltre, avrebbe spostato gli equilibri tra Russia e Stati Uniti.

Che cosa è successo

Nonostante l’avvertimento di Biden, alla fine abbiamo assistito all’effettiva espansione della Nato verso l’est Europa. Nel 2004, Estonia, Lettonia e Lituania sono entrati nella Nato, proprio come Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca. Tornando al presente, Mosca sostiene di aver effettuato l’operazione militare in terra ucraina per il timore che Kiev, prima o poi, aderisse all’Alleanza Atlantica.

Il risultato delle paure russe, aggiunte alle mosse ben poco sagge dell'Occidente, hanno dato vita a tensioni crescenti sfociate in un vero e proprio conflitto nel cuore dell'Europa. Adesso bisognerà capire come uscire dalla crisi. Per farlo è fondamentale analizzare le richieste delle parti coinvolte, con un occhio di riguardo alla Russia. Putin ha più volte ribadito di volere la neutralità dell'Ucraina e la de-militarizzazione del Pese, ovvero due condizioni che confermano la veridicità della profezia di Biden. L'espansione della Nato verso est ha sostanzialmente risvegliato le ataviche paure della Russia.

La reazione di Mosca

Nel frattempo, tra bombardamenti, sanzioni, embarghi e minacce, la guerra va avanti. Se Stati Uniti, Ue e altri Paesi hanno reagito all'invasione russa attuando durissime sanzioni all'indirizzo del Cremlino, Putin è pronto a fare altrettanto. "E' necessario agire in maniera risoluta nei confronti delle società straniere che chiudono le proprie operazioni nella Federazione russa": lo ha detto il presidente russo, Vladimir Putin, durante un incontro con i membri del governo.

Putin ha fatto notare che "ci sono soluzioni legali" per sequestrare le aziende che hanno deciso di chiudere le strutture nel Paese per via delle sanzioni. "Riguardo a coloro che stanno pianificando di chiudere i loro impianti di produzione, dobbiamo agire con decisione", ha spiegato nell'incontro in collegamento video.

"Non dobbiamo assolutamente permettere alcun danno ai fornitori russi locali". "E' necessario introdurre un management esterno e quindi trasferire queste imprese a coloro che vogliono effettivamente lavorare".

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