Chi sono gli "Immortali" che non hanno partecipato alla parata di Putin

A 10 anni dalla fondazione, i tre capi del Reggimento degli "Immortali" non hanno partecipato alla parata di Mosca per le celebrazioni del 9 maggio: ecco cosa c'è dietro a questa scelta

Chi sono gli "Immortali" che non hanno partecipato alla parata di Putin

Durante la parata del 9 maggio che si è da poco conclusa hanno preso parte anche i componenti del "Reggimento Immortale", in pratica figli, nipoti e pronipoti degli "eroi" della Grande Guerra Patriottica che portano con loro le foto in bianco e nero e i ritratti dei loro cari che sono caduti nel campo di battaglia. Gli "Immortali" sono un popolo numerosissimo che comprende milioni di persone sia in Russia ma anche oltreconfine ed è stato istituito dieci anni fa. Il ricordo dei propri familiari e parenti, però, quest'anno è stato sporcato dalla guerra ordinata da Putin nei territori ucraini. È per questa ragione che i fondatori di questo reggimento non hanno sfilato per le vie di Mosca.

"I bisnonni ci avrebbero maledetto"

Sergej Lapenkov, Igor Dmitriev e Sergej Kolotovkin, i tre fondatori, hanno deciso di incrociare le braccia e bloccare una tradizione che loro stessi avevano lanciato con una nobile motivazione. "Purtroppo assistiamo a fenomeni ed eventi che cambiano il significato originario", hanno scritto sul sito web degli Immortali. Possessori anche di Tv2, chiusa lo scorso 4 marzo per le posizioni anti-putiniane e contro le fake news della propaganda russa, i tre soci non ci stanno. "È la nostra posizione. E non è cambiata. Il guaio è che pochi pensano che in Ucraina siano stati gettati, dall'una e dall'altra parte, i pronipoti di coloro che combatterono allora e che oggi chiamiamo Reggimento Immortale. I nostri bisnonni ci avrebbero maledetto per quello che sta succedendo", ha affermato a Repubblica Lapenkov.

Chi ha boicottato la parata

Oltre alla loro protesta, hanno partecipato alla parata ma per esprimere il loro dissenso anche i componenti di Vesna (Primavera), che avevano già mostrato la loro contestazione in diverse maniere tra le quali l'invito ai loro sostenitori di mettere una scritta sotto i ritratti dei propri familiari morti in guerra: "Non hanno combattuto per questo", riferendosi, ovviamente, al conflitto in Ucraina. È chiaro che il Cremlino ha fatto da spettatore attento in questa vicenda e sta già operando le contromosse come l'arresto del coordinatore di Vesna e altri tre attivisti che rischiano fino a 24 mesi di carcere per la "creazione di un'organizzazione senza scopo di lucro che viola i diritti dei cittadini".

"Da vittorioso a aggressore"

Lo storico Jurij Alekseev, veterano in Afghanistan e in Cecenia, senza mezzi termini ha affermato che lo scorso 24 febbraio la Russia "da Paese vittorioso è diventata aggressore. Che metamorfosi. Che cosa ha a che fare con il 9 maggio?", e che questa aggressione è avvenuta in un giorno in cui sono stati messi in bella mostra i vessilli della "denazificazione" "anche se non so come vogliano denazificare gli ebrei, intendo il presidente Zelensky".

Se da un lato c'è stato l'orgoglio e la commozione delle famiglie di chi non c'è più, dall'altro lato la Russia oggi non si è preoccupata della "moralità", come l'ha definita Alekseev. Secondo quanto riferito dall'Agenzia russa Novosti, si sarebbero tenute anche a Kherson alcune manifestazioni degli Immortali, città ucraina occupata dai russi.

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