Le conseguenze degli attentati di Parigi: l'Onu sospende la sovranità della Siria

La risoluzione 2249 discussa e approvata venerdì scorso è stata ufficialmente resa pubblica. De facto legittima le operazioni militari e la spartizione del Paese

Le conseguenze degli attentati di Parigi: l'Onu sospende la sovranità della Siria

In questi anni, da quando si è formata la Coalizione Internazionale guidata da Washington, pochi giornali hanno fatto notare ai propri lettori l’illegalità dei bombardamenti in “Siraq”. Eppure più volte il governo di Damasco ha mandato messaggi indirizzati al Segretario generale delle Nazioni Unite e al Presidente del Consiglio di Sicurezza del massimo organismo internazionale, in cui le incursioni sul territorio siriano da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati vengono definite una “brutale aggressione”. I raid sul suolo siriano sono considerati illegittimi perché effettuati senza autorizzazione e coordinamento, inoltre nella missiva si legge che con il pretesto di combattere la rete terroristica l’obiettivo è quello di colpire le infrastrutture economiche, industriali e di servizi del Paese per impedirne la ricostruzione una volta liberato dall’Isis e da Jabhat al Nusra. A differenza della Coalizione Internazionale, il Cremlino agisce su invito del governo siriano, il cui consenso vale come base giuridica per i bombardamenti sia contro lo Stato Islamico che contro i ribelli che combattono Bashar Al Assad.

Inizialmente gli attacchi della Coalizione Internazionale in Siria erano di gran numero inferiori a quelli compiuti in Iraq, ma dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre la strategia si è capovolta. Il “doppio-standard” occidentale in chiave anti-Assad non era più sostenibile agli occhi di un’opinione pubblica che ancora piangeva i 130 morti del Bataclan. “Sradicheremo il terrorismo perché la nostra libertà è stata brutalmente attaccata” ha detto il presidente François Hollande all’Assemblea Nazionale in un discorso che assomiglia molto a quello pronunciato da George W. Bush dopo gli atti terroristici del World Trade Center. Qualificando gli attentati di Parigi come “atto di guerra”, il capo dell’Eliseo ha riconosciuto lo Stato Islamico come soggetto di diritto internazionale. Di fretta e furia dunque, dopo anni di lassismo, la Francia si è appellata alle Nazioni Unite presentando un documento in cui si invitano i membri del Consiglio di sicurezza (Usa, Cina, Regno Unito, Francia e Russia) a “sradicare la tana” che il sedicente Califfato e altri gruppi armati hanno creato nel Levante “raddoppiando e coordinando gli sforzi per prevenire e reprimere gli attacchi terroristici”. Dietro a questa richiesta però sembra esserci la volontà di intensificare i raid in Siria per accelerare il processo di spartizione del Paese.

Insomma, sono “serviti” gli attentati nel cuore di Parigi per votare la risoluzione 2249 Consiglio di Sicurezza che di fatto è stata pubblicata ufficialmente ieri dopo essere stata discussa e approvata venerdì 20 novembre. De iure questa non comprende il Capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, che fornisce specifica autorizzazione legale all’uso della forza, tuttavia nel paragrafo operativo numero 5 si parla di “una minaccia globale per la pace e la sicurezza internazionale” e si invitano i Paesi che hanno i mezzi ad “usare tutte le misure necessarie” contro il nemico comune e in conformità con il diritto internazionale. De facto un mezzo per conferire legittimità alle azioni militari sul territorio siriano intraprese da Stati che sono sia membri permanenti Consiglio di sicurezza sia della Coalizione Internazionale. Inoltre la risoluzione, che assomiglia molto a quella votata prima dell’aggressione alla Libia (risoluzione 1973), applica un principio ancora più importante: viene sospesa la sovranità della Siria e dell’Iraq.

I governi dei due Paesi non sono menzionati né viene sottoscritta la necessità di coinvolgerli in quello che accade sul loro territorio nazionale. Viene legittimamente da domandarsi: le Nazioni Unite sono un organismo super partes?

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