Corte Suprema Usa, la morte del giudice conservatore Scalia irrompe sulla campagna elettorale

Settantanove anni, origini italiane, Scalia era stato nominato da Reagan nel 1986. Ora il sostituto deve essere nominato dal presidente. Ma i repubblicani pretendono che la scelta sia fatta dal successore di Obama

Corte Suprema Usa, la morte del giudice conservatore Scalia irrompe sulla campagna elettorale

La morte di un uomo irrompe sulla campagna elettorale americana, scatenando un enorme polverone. Non è la morte di una persona qualsiasi, ovviamente. Si tratta di Antonin Scalia, 79 anni, giudice della Corte Suprema. Designato da Ronald Reagan nel 1986, il giudice italoamericano (suo padre era emigrato dalla Sicilia a 15 anni) era un fiero esponente del mondo conservatore. La sua improvvisa scomparsa lascia un vuoto nella Corte Suprema, con il presidente Obama che dovrà designare il successore. Ma è proprio qui che si apre la polemica. I repubblicani vogliono che la nomina sia fatta dal prossimo presidente, perché in ballo ci sono i nuovi equilibri della Corte, che il nuovo giudice potrebbe spostare. Difficile, però, che un posto così importante possa restare vacante per un anno: il successore di Obama si insedierà a gennaio 2017. Nonostante tutto, però, l'occasione è ghiotta per dividersi e litigare.

Scalia è morto nella notte: l corpo senza vita è stato trovato nella sua stanza nel ranch in Texas dove si trovava per passare il weekend in occasione di una battuta di caccia. Prima di andare a dormire aveva riferito di non sentirsi particolarmente bene. Dalle prime indicazioni sembra trattarsi di decesso per cause naturali. Eppure, a 79 anni, non era il più anziano tra i giudici della Corte Suprema. Tutti i giornali americani ricordano il contributo di Scalia, nei trent’anni passati alla Corte, a difesa della Costituzione, come limite all'espansione del governo federale. Quest’ultima era la sua missione, che esercitava con orgoglio e passione rifacendosi alla dottrina originalista, ovvero cercando di risalire al significato originario della Costituzione. Note le prese di posizione di Scalia su alcuni temi scottanti, dall’aborto al secondo emendamento (quello sulla facoltà di difendersi e che è al centro del dibattito sul controllo delle armi), fino alla pena di morte.

Con la sua scomparsa gli otto membri della Corte Suprema rimangono equamente ripartiti tra progressisti e conservatori. Trattandosi di una nomina presidenziale, la sua sostituzione dà ad Obama la possibilità di nominare un giudice di impostazione giuridica progressista. Non è scontato che il presidente in carica sia in condizione di portare a compimento la nomina, visti i tempi necessari per l’iter e il sicuro ostruzionismo del Senato, dominato dai repubblicani. Si apre, così, una lotta lunga e durissima. Il primo segnale di questo scontro è arrivato subito: poco dopo la conferma della morte di Scalia, il capo della maggioranza repubblicana del Senato Mitch McConnell ha detto che "il popolo americano deve avere una voce in capitolo nella scelta del prossimo giudice. Pertanto questa vacanza deve essere colmata solo dopo l’elezione del nuovo presidente".

All’unisono i candidati per la nomination repubblicana invocano il "no" deciso del Senato per frenare Obama ed impedirgli di scegliere il successore di Scalia. Donald Trump è andato oltre, facendo subito due nomi per la successione: Diane Sykes e Bill Pryor. L’appello al Senato perché blocchi la nomina di Obama viene ripetuto uno ad uno dai candidati, impegnati ieri sera nel dibattito in diretta tv: da John Kasich a Marco Rubio che afferma: "Questo ci ricorda quanto questa elezione sia importante. La Costituzione deve essere interpretata nel modo in cui originariamente fu pensata". Jeb Bush, da parte sua, riconosce che "il presidente ha il diritto di nomina" ma poi incalza sottolineando che per sostenerlo necessita di "un consenso, che senza dubbio non ha". Sulla stessa linea Ted Cruz e Ben Carson.

Hillary Clinton reagisce al fuoco di fila repubblicano dicendo che "è scandaloso che i Repubblicani in Senato, durante la campagna elettorale, si siano già impegnati a bloccare la nomina di Obama del sostituto del giudice Scalia". La candidata democratica lo ha detto a Denver davanti a circa 1.500 attivisti democratici.

Clinton ha anche ricordato che "Obama resterà in carica fino a gennaio 2017", e ha replicato alla domanda di un repubblicano, secondo il quale non ci sarebbe abbastanza tempo in quest'anno di campagna elettorale per scegliere un candidato, ricordandogli che per nominare Clarence Thomas (per alcuni la scelta più controversa per la Corte Suprema nell'era moderna), sono bastati cento giorni.

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