Il grido di Asia Bibi in difesa delle spose bambine

Asia Bibi scende in campo in difesa delle "spose bambine". La donna ha chiesto riforme al Pakistan. L'appello arrivato da Aiuto alla Chiesa che Soffre

Il grido di Asia Bibi in difesa delle spose bambine

Circa mille donne ogni anno, spesso adolescenti, convertite all'islam con la forza, per poi essere costrette a sposarsi: il Pakistan è il teatro di un fenomeno tragico che Asia Bibi conosce bene.

Lei ora può dire la sua, ma non è stato sempre così: era stata condannata a morte per blasfemia. La sua è una storia in parte diversa, ma la persecuzione in quelle terre nasce spesso dalla stessa radice culturale: essere cristiani è spesso mal sopportato. Quelle ragazze pakistane non vengono solo convertite: le loro di storie raccontano pure di abusi, violenze e schiavitù casalinga. Il dramma non viene affrontato, eppure una soluzione ci sarebbe. La legge sarebbe la sede naturale di un cambiamento che le autorità pakistane non sembrano avere intenzione di assecondare.

Asia Bibi, intanto, ci prova. Lei, che è un simbolo della resistenza alla persecuzione, ha detto la sua ad Aiuto alla Chiesa che Soffre: "Oggi ci sono alcuni gruppi che usano le leggi esistenti ed io faccio appello al Primo Ministro del Pakistan specialmente per le vittime della legge sulla blasfemia e per le ragazze convertite con la forza, perché tuteli e protegga le minoranze che sono anch’esse pakistane". La legge sulla blasfemia è quella per cui la Bibi è stata al centro di un caso durato quasi un decennio, mentre tra le minoranze perseguitate è giusto citare i cristiani, ma anche gli induisti. Anche le giovani induiste subiscono sorti simili a quelle delle cristiano-cattoliche. Maira Shahbaz, cristiana, è riuscita a scappare dalla casa del suo rapitore, ma è in corso una fase processuale delicata. Perché in Pakistan - come ricorda la Bibi - le norme vengono "usate" per certi scopi. É solo una delle vicende drammatiche che le cronache sono riuscite ad intercettare. Spose bambine o quasi, con il preludio di un rapimento e un'esistenza che diventa qualcosa di più di una sventura.

"Al momento della fondazione e della separazione del Pakistan dall’India il fondatore Ali Jinnah, nel suo discorso di apertura, ha garantito libertà religiosa e di pensiero a tutti i cittadini", ha ricordato la donna che ha abbandonato la sua nazione d'origine appena un anno fa. Ma non si può non constatare come quella libertà religiosa non venga tutelata, almeno non sempre. La Bibi spera che qualcosa possa essere modificato nel sistema giuridico pakistano: è la stessa richiesta che viene inoltrata dalle tante realtà occidentali, cattoliche e non, che segnalano la persistenza del problema. Ma per ora molto, se non tutto, tace: " Da vittima do il mio esempio: io ho molto sofferto e vissuto tante difficoltà, oggi sono libera e spero che questa legge possa essere soggetta a cambiamenti che vietino ogni suo abuso", ha aggiunto all'associazione diretta da Alessandro Monteduro, il quale ha domandato alla Bibi di recarsi presso la capitale italiana, uno dei luoghi da cui è derivato l'ausilio durante le vicissitudini giudiziarie che hanno interessato la giovane madre.

Poi c'è spazio per i "grazie" ai pontefici che si sono mobilitati per la sua liberazione, il regnante e l'emerito: "Ringrazio il Santo Padre Francesco e Papa Benedetto che è intervenuto per me e ringrazio voi di Aiuto alla Chiesa che Soffre e anche tanti altri italiani che hanno pregato per me". La Bibi ha avuto una speranza su cui altre donne pakistane devono avere il diritto di contare. Ma serve che la nazione pakistana prenda consapevolezza di un'urgenza. Huma Younus, quando è stata rapita, non era maggiorenne. Huma non solo è stata rapita da un estremista islamico: ha pure raccontato di essere rimasta in stato interessante in seguito alla violenza subita. É successo a lei e, nel caso non mutasse il terriccio culturale e religioso, potrebbe succedere a tante altre. Mille ogni dodici mesi, dicevamo, ma sono solo quelle di cui le cronache giornalistiche riescono ad avere contezza. I numeri reali, a ben guardare, non sono conosciuti.

L'unica strada percorribile per abbattere la casistica è quella individuata da Asia

Bibi: le riforme. Su questo non ci sono dubbi. É la mancata ricezione del governo pakistano a preoccupare le minoranze. Scappare, per ora, è uno dei pochi sentieri se non l'unico che conduce le spose bambine alla libertà.

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