I nuovi dati di Aiuto alla Chiesa che Soffre segnalano un'escalation: nel biennio appena trascorso le persecuzioni subite dai cristiani sono aumentate per numero ed intensità. Vale per buona parte del mondo arabo, per larghe fasce del continente africano e per alcune zone asiatiche. La consapevolezza del fenomeno c'è, ma la casistica rimane tragica. Il titolo del rapporto stesso è esemplificativo: "Perseguitati più che mai". Quasi come se i primi secoli del cristianesimo, quelli più duri, stessero facendo di nuovo la loro comparsa sulla linea della storia, all'interno di un ciclo dell'eterno ritorno.
Venti sono le nazioni esaminate. Una, invece, è la costante che varia di rado: quella che certifica un aggravamento generale. C'è qualche bagliore di speranza: in Siria ed Iraq la freccia è puntata verso l'alto, ossia nel senso positivo, ma soltanto per via della situazione di partenza, che era quella che era, con la guerre, l'Isis e la diffusione pronunciata del jihadismo islamico. Per il resto, viene segnalata stasi o incremento d'intolleranza religiosa.
Nel 2016, Open Doors aveva certificato come, ogni giorno, morissero per mano altrui 322 cristiani ogni ventiquattro ore, mentre 722 persone di fede cristiana, nello stesso arco di tempo, fossero costrette a subire vessazioni ed angherie varie. Siamo ancora lì. Tirare fuori una cifra totale dalla rilevazione statistica dell'Acn è un compito arduo. Se non altro perché il quadro presentato è tanto dettagliato quanto angoscioso. Un riferimento buono si rintraccia nel novero dei numeri già emersi in passato: oltre 245 milioni di cristiani perseguitati, stando sempre al dossier di Porte Aperte. Poiché il trend sta peggiorando, è lecito tenere a mente ben 300 milioni di oppressi a causa della loro confessione religiosa.
Si diceva della Siria e dell'Iraq. Bene, Acn rende noto come: "I cristiani in Iraq erano 1,5 milioni prima del 2003, mentre nell’estate del 2019 il loro numero era «nettamente inferiore» a 150.0002" e come " i cristiani (in Siria, ndr) erano stimati in meno di 500.0003, ovvero meno di un terzo degli 1,5 milioni presenti nel Paese prima dell’inizio del conflitto nel 2011". Quando si parla di genocidio, insomma, non si tende ad esagerare.
Ma è soprattutto l'Africa a destare le principali preoccupazioni, con una sottolineatura posta in prossimità della Nigeria, del Niger, del Camerun. del Burkina Faso, del Sudan, dell'Eritrea e della Repubblica Centrafricana. Le guerre etniche, le persecuzioni tribali e la proliferazione dell'estremismo musulmano stanno creando un mix deflagrante, dove sono i cristiani ad avere la peggio. La catalogazione di progetti e intenzioni lascia ben sperare, ma " l'unica nota positiva - viene specificato - è la crescente presa di coscienza della piaga della persecuzione anticristiana da parte della comunità internazionale".
Altri asterischi allarmati riguardano l'Asia meridionale. Il Pakistan, per esempio, dove il caso di Asia Bibi sembra essere stato risolto, ma anche dove numerose vicissitudini giudiziarie simili rischiano di finire nel dimenticatoio mediatico: "Viviamo in uno stato di perenne tensione, perché nella nostra mente sappiamo che da qualche parte in qualche momento vi sarà un altro attacco.
Anche se nessuno sa dove e quando”, ha scritto il cardinale Coutts.Risulta difficile, per chi non ha mai dovuto combattere per poter pregare, con la paura di poter essere colpito solo per via di un rosario stretto tra le mani, comprendere a fondo di cosa si parli.
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