Situazione sempre più esplosiva a Hong Kong, dove migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo la democrazia. La polizia, che ha blindato la città, fa ampio uso di lacrimogeni e cariche contro la folla, che si riunisce sulle strade principali vicino alla sede del governo e in diverse altre parti della città. Domenica sono rimaste ferite quarantuno persone, tra cui 12 agenti. "Le linee dei cordoni della polizia sono state pesantemente attaccate da alcuni manifestanti violenti - ha detto Cheung Tak-keung, assistente commissario di polizia -. Così gli agenti hanno dovuto usare una minima forza per assicurare la distanza in quel momento tra i manifestanti e anche la polizia".
I dimostranti indossano mantelle per la pioggia, mascherine chirurgiche e occhiali, facendo attenzione a coprire bene la testa, per ripararsi dai gas lacrimogeni. Il capo dell'esecutivo di Hong Kong, Leung Chun-ying, nella serata di domenica ha lanciato un appello ai manifestanti chiedendo loro di tornare a casa e smettere di bloccare il traffico. A Caolun la folla ha bloccato un importante incrocio.
Mentre molti residenti di Hong Kong sostengono la richiesta di più democrazia, soprannonimata "la rivoluzione degli ombrelli", i disordini preoccupano altri abitanti. "Non sono assolutamente d'accordo con i manifestanti", ha detto una donna anziana. "Chi di noi è venuto in città 60 o 70 anni fa non aveva nulla, e abbiamo lavorato e sofferto così tanto per rendere Hong Kong la città ricca che è adesso. E ora i manifestanti hanno reso la nostra società instabile. Per me, poter mangiare e dormire è già un lusso. Non ho bisogno della democrazia. Cosa vuol dire?".
Il vescovo di Hong Kong: ascoltare i giovani
Come riferisce AsiaNews, il cardinale John Tong Hon, vescovo della regione di Hong Kong, rivolge un "appello urgente perché si ponga fine alle violenze e si presti attenzione alla voce dei giovani. "Facendo riferimento agli eventi spiacevoli avvenuti a Central, Admiralty e Wanchai negli ultimi giorni, vorrei sinceramente invitare il governo della Regione amministrativa speciale di Hong Kong a mettere la sicurezza personale dei cittadini al primo posto nella lista delle proprie preoccupazioni", scrive il cardinale chiedendo alle autorità di "ascoltare la voce delle giovani generazioni e dei cittadini di tutti i ceti sociali". Poi chiede a tutti i cristiani di continuare a pregare per la riconciliazione delle parti in conflitto a Hong Kong. "Dove c’è la volontà - conclude - c’è una strada".
Fra le figure pubbliche più impegnate a sostenere le richieste del movimento di protesta a Hong Kong - riferisce ancora l’agenzia dei missionari - c’è il vescovo emerito, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun. Dopo aver marciato per invitare la popolazione a partecipare al 538em;">referendum sulla democrazia e pronunciato diversi discorsi pubblici a favore del sistema "un uomo, un voto", il presule è oggi nel cuore del distretto finanziario di Hong Kong insieme ai manifestanti.
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