In Turchia 17mila mamme in carcere

In Turchia proseguono le “purghe” del Sultano: in cella ci sono anche 17mila donne e madri, arrestate da incinta o a poche ore dal parto

In Turchia 17mila mamme in carcere

Ieri, in Turchia come nel resto del mondo, si è celebrata la Festa della mamma. Un’occasione per riflettere, dopo la svolta presidenzialista del Paese, sulla condizione della popolazione femminile ed, in particolare, delle detenute.

Stando a quanto riferisce AsiaNews, infatti, sarebbero oltre 17mila le rappresentanti dell’universo rosa in carcere. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne dal passato immacolato e senza nessun precedente penale, finite nel mirino delle autorità perchè sospettate di avere legami con il movimento di Fethullah Gülen o, semplicemente, perchè “colpevoli” di esser sposate o fidanzate con uomini accusati di simpatizzare per il predicatore islamico.

Così, per molte di loro, si sono aperte e subito richiuse le sbarre di una cella. Anche da incinte. E non solo. Stando alle denunce degli attivisti di Turkeypurge, in alcuni casi, la notizia del provvedimento di fermo ha raggiunto le sventurate, addirittura, in sala travaglio. Questo è quello che è accaduto alla giovane Fadime Günay, passata dalla condizione di neomamma a quella di detenuta nell’arco di poche ore, senza aver nemmeno il tempo di riprendersi dalle fatiche del parto.

Altre ancora, arrestate mentre stavano visitando i propri mariti o compagni rinchiusi in carcere, non hanno più fatto ritorno a casa. Ed è lì, tra le mura domestiche, dove i figli si ritrovano improvvisamente orfani, che si consuma un dramma parallelo. Sono tantissime le segnalazioni che testimoniano quanto sia duro il pugno di ferro di Ankara sulle donne, usate spesso e volentieri come uno “strumento” di vendetta. Tra tanti il caso di una madre arrestata solo perché il marito, giornalista, ha lasciato il Paese sottraendosi alla repressione governativa.

Uno spaccato poco conosciuto, questo, della massiccia campagna di epurazione del dissenso che, sinora, ha portato all’arresto di oltre 46mila persone tra cui membri delle forze armate, avversari politici, funzionari, docenti, imprenditori, giornalisti, attivisti e semplici cittadini.

Le “purghe” del Sultano, inaugurate all’indomani del tentato putsch della scorsa estate, proseguono senza soluzione di continuità sino ad oggi, anche grazie a quel referendum costituzionale che, lo scorso aprile, gli ha definitivamente consegnato la Turchia, da molti ormai ribattezzata, non a caso, “Erdoganistan”.

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