Non è una data casuale quella in cui un rudimentale ordigno incendiario è stato innescato davanti alla chiesa cattolica di Santa Maria a Trebisonda, città turca sul Mar Nero dove dodici anni fa fu ucciso don Andrea Santoro.
Alla vigilia della visita in Vaticano del presidente Recep Tayyip Erdogan, ma anche alla vigilia dell'anniversario della morte del sacerdote romano, è stata piazzata quella bomba che non è esplosa, ma bruciando ha danneggiato la porta d'ingresso della canonica.
È il Vescovo Paolo Bizzeti SJ, Vicario apostolico dell'Anatolia, a parlare dei fatti già raccolti dalla stampa turca all'agenzia Fides. "È solo uno dei tanti episodi di intimidazione e vandalismo che colpiscono ogni settimana la chiesa di Trabzon - spiega Bizzeti - Buttano rifiuti nella chiesa, danneggiano le porte. E il povero parroco è sempre lì a dover ripulire la chiesa e riparare i danni".
È "un atto grave", dice Bizzeti, ma nonostante la chiesa si trovi in un'area della Turchia fieramente nazionalista e altrettanto religiosa, non vuole fare di tutta l'erba un fascio. I continui problemi della chiesa della Vergine "non esprimono una ostilità generalizzata da parte della popolazione locale", ma piuttosto il sentire di "frange intolleranti, sempre impegnate a provocare danni".
Pochi, ma sufficienti a "intimidire la piccola comunità locale", dice però il vescovo, aggiungendo di non
essere a conoscenza di iniziative per porre rimedio alla situazione, nonostante le denunce alla polizia. Una situazione che rende tanto più urgente la richiesta lanciata sulle pagine del Giornale dalla sorella di don Santoro a un dialogo in difesa delle minoranze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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