Ex diplomatici Usa e diverse organizzazioni umanitarie si sono schierati contro l’Amministrazione Trump. Il motivo dello scontro è la decisione del Presidente di chiudere l’Agenzia per i Rifugiati costituita all’interno del Dipartimento di Stato. Secondo tali voci critiche, la chiusura dell’agenzia sarebbe un “errore dalle proporzioni immani”.
In una lettera inviata al Segretario di Stato Mike Pompeo, 32 ambasciatori a riposo e i rappresentanti di 11 ong hanno indicato le ragioni della loro contrarietà alla soppressione del Bureau of Population, Refugees and Migration (Prm): “Mettere fine alle attività dell’agenzia comporterà, in futuro, l’incapacità del Governo americano di influenzare le decisioni sui rifugiati adottate nei consessi internazionali. Noi siamo convinti che eliminare i servizi assistenziali offerti finora dal Prm avrà significative e dannose conseguenze sulla capacità del Dipartimento di Stato di fare prevalere la posizione americana nei principali vertici globali. La chiusura dell’Agenzia per i Rifugiati sarebbe un provvedimento completamente insensato, in quanto le sue attività hanno sempre ricevuto un sostegno politico bipartisan”. Gli ex diplomatici Usa e i vertici delle ong hanno quindi criticato il Presidente Trump per avere ridotto, dal giorno dell’insediamento, i finanziamenti al Prm e per avere introdotto criteri stringenti per la concessione dello status di rifugiato: “Chiudere il Paese all’ingresso di disperati che chiedono protezione internazionale è una violazione degli impegni sottoscritti in passato dai Presidenti americani. Rigettare le convenzioni sui diritti dei rifugiati non renderà gli Stati Uniti più sicuri, ma alimenterà la diffidenza e l’ostilità degli altri Paesi nei confronti dell’attuale Amministrazione. Se il Prm verrà chiuso, l’isolamento al quale la nazione si è condannata diventerà irreversibile.”
Dopo avere evidenziato i rischi derivanti dalla soppressione dell’agenzia, gli ex diplomatici Usa e gli esponenti delle ong hanno esortato il Congresso a prendere ufficialmente posizione contro la “politica isolazionista” del Governo: “Noi riteniamo che la cessazione delle attività del Prm sia un errore dalle proporzioni immani. Il Congresso deve segnalare al Presidente la gravità delle conseguenze derivanti da un provvedimento del genere. Una scelta destinata a cancellare sessant’anni di successi diplomatici nel campo dei diritti dei rifugiati non può essere presa senza una previa valutazione dell’organo legislativo.”
Donald Trump, pochi giorni dopo il suo insediamento, aveva dichiarato di volere ridurre i finanziamenti all’attività di assistenza ai rifugiati condotta dal Dipartimento di Stato. Le dichiarazioni del tycoon avevano suscitato la reazione indignata del mondo diplomatico e delle ong. Gli stessi autori della lettera indirizzata oggi a Mike Pompeo avevano rivolto, nel luglio del 2017, un analogo appello al Segretario di Stato di allora, Rex Tillerson. Tra i 32 ambasciatori a riposo che hanno avanzato critiche riguardo alla decisione di sopprimere il Prm figurano ex consiglieri della Casa Bianca per la Sicurezza Nazionale, ex agenti dei Servizi di Sicurezza ed ex funzionari Onu.
Le principali organizzazioni umanitarie che hanno sottoscritto l’appello a difesa dell’agenzia sono World Relief, International Rescue Committee, Refugees International, Kids in Need of Defense e Mercy Corps. Per il momento, il Dipartimento di Stato non ha rilasciato alcun commento ufficiale circa i rilevi contenuti nel documento inviato a Mike Pompeo.
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