Un ferito grave e sette arresti, la cittadina che sembra militarizzata e le forze dell'ordine che dopo mezzanotte hanno imposto il coprifuoco come in una zona di guerra. Questo il bilancio degli scontri a Ferguson, il sobborgo di Saint Louis in Missouri dove venerdì scorso la polizia ha sparato uccidendo un ragazzo di colore, Michael Brown, apparentemente disarmato.
Gli episodi più gravi si sono verificati la notte scorsa, dopo che duecento persone hanno deciso di sfidare la misura imposta dalla polizia cantando per le strade anche da mezzanotte alle cinque di questa mattina, quando il coprifuoco scadeva ufficialmente. L'uomo ferito ha raccontato di essere stato colpito da proiettili sparati dall'interno di un ristorante, ma anche che non sarebbe stata la polizia. Gli agenti, pur in tenuta antisommossa, non hanno raccolto la provocazione e hanno sorvegliato a distanza i manifestanti.
Il clima è stato teso anche nella giornata di ieri, quando il governatore dello Stato Jay Nixon ha proclamato lo stato d'emergenza e gli scontri tra manifestanti e polizia non hanno accennato a diminuire d'intensità. Un'auto della polizia è stata raggiunta da alcuni colpi d'arma da fuoco, a cui gli agenti hanno risposto con i lacrimogeni. Responsabili delle forze dell'ordine di Ferguson hanno fatto sapere che nelle file dei dimostranti sono spuntate diverse armi, in alcuni casi esibite esplicitamente e mostrate di fronte ai mezzi della polizia.
Nella notte tra venerdì e sabato inoltre la flla aveva saccheggiato il minimarket in cui Brown avrebbe commesso una rapina la mattina del giorno in cui è
stato poi ucciso. A scatenare la furia dei manifestanti è stato l'atteggiamento di dura repressione adottato dalla polizia, che per diversi giorni si era rifiutata di comunicare il nome dell'agente che aveva sparato a Brown.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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