In Francia la polizia torna nella bufera. Ancora una volta, per il caso di una presunta violenza sessuale ai danni di un fermato.
A poche settimane dallo scandalo di Thèo, il giovane parigino pestato e violentato dagli uomini della polizia nel corso di una perquisizione nella banlieue a nord della capitale, i media transalpini ripropongono un'altra storia dai contorni inquietanti.
Il tribunale penale di Bobigny ha chiesto ieri il processo per stupro per un agente di polizia municipale già rinviato giudizio per presunti abusi commessi a margine di un interrogatorio svolto nel 2015 a Drancy. La decisione segue le accuse dell'arrestato, un ventinovenne di nome Alexandre, che sostiene di essere stato violentato nel corso del fermo di polizia, fornendo anche alcuni esami medici a supporto della propria tesi.
L'uomo afferma di essere stato sodomizzato con un manganello telescopico mentre gli agenti lo costringevano a salire sulla macchina di servizio, mentre le forze dell'ordine si difendono obiettando che l'arma sarebbe "scivolata" nella concitazione del momento.
Dopo che in un primo momento il tribunale aveva imputato l'agente per sola "violenza aggravata" e non per stupro, i giudici hanno accettato di tornare sulla propria decisione ammettendo l'imputazione per violenza sessuale alla luce delle
risultanze mediche prodotte dalla vittima.L'agente in questione, sempre impiegato presso il Comune di Drancy, è stato sospeso dal servizio su strada in attesa della sentenza, che tutta la Francia aspetta con il fiato sospeso.
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