Gaza, colpita un'altra scuola: Onu furiosa

Uccise 10 persone. Ban Ki-Moon: «Israele conosceva la posizione». E «Der Spiegel» rivela: «Kerry spiato dal Mossad»

Il ritiro - parziale ma «consistente», dicono fonti dell'esercito - c'è; ma non basta a fermare le violenze.

Ieri un drone delle forze israeliane ha bombardato una scuola nei pressi di Rafah gestita dall'Unrwa, l'agenzia Onu che lì assiste circa 3mila rifugiati: 10 persone sono state uccise, tra loro anche un membro dello staff. «Un insulto morale, un atto criminale che deve essere rapidamente indagato», ha commentato il segretario generale Ban Ki-Moon. La cui reazione non è stata morbida: «L'esercito israeliano è stato ripetutamente informato della posizione in cui si trovano le nostre strutture», ha fatto notare. Dopo l'attacco anche il presidente della Commissione Ue Jose Manuel Barroso e quello del Consiglio Ue Herman Van Rompuy hanno lanciato un appello: «Condanniamo i lanci continui di razzi contro Israele, perché minacciano la popolazione. Riconosciamo il diritto alla legittima difesa, ma deve essere proporzionato. Ci sono limiti anche alle operazioni militari».

Mentre il bilancio dei morti ha toccato quota 1766 palestinesi, il leader politico di Hamas Khaled Meshaal ha ribadito che «il mantenimento della presenza a Gaza di forze israeliane che distruggono i tunnel è un'aggressione», e dunque il lancio di razzi non cesserà finché non ci sarà un completo ritiro delle truppe di terra. L'organizzazione terrorista ha anche accusato Israele di aver «ingannato il mondo», sostenendo che il soldato Hadar Goldin fosse stato rapito, e di aver usato questa ipotesi per infrangere la tregua di 72 ore. In realtà che il 23enne fosse stato ucciso era un sospetto che già sabato circolava nell'ambiente militare. Ieri Migliaia di persone hanno partecipato a Kfar Saba, vicino Tel Aviv, alle esequie del soldato. Tra loro anche il ministro della difesa Moshè Yaalon, suo lontano parente.

Oltre al fronte di guerra resta aperto quello diplomatico. Il settimanale tedesco Der Spiegel ha rivelato che i servizi segreti israeliani hanno intercettato le telefonate del segretario di Stato Usa John Kerry durante i colloqui di pace con i palestinesi dello scorso anno, avvenuti (non solo con linee sicure ma anche con telefoni satellitari, quindi più vulnerabili) con alti funzionari di diversi Paesi mediorientali. Né Gerusalemme né Washington hanno per ora commentato la notizia.

Intanto al Cairo si continua a lavorare per la pace: i colloqui, secondo fonti egiziane, dovrebbero avvenire in tre fasi.

Nella prima dovrebbe esserci l'accordo «tra le fazioni palestinesi sull'iniziativa egiziana»; nella seconda i «negoziati indiretti con Israele» (che per il momento non ha rappresentanti in Egitto) per un cessate il fuoco; infine si passerebbe a ulteriori negoziati «sulle questioni rimanenti, incluso l'accesso a Gaza».

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