Hong Kong, che fine ha fatto la protesta?

Maxi blitz della polizia: 116 arresti. In manette anche due giovani leader

Hong Kong, che fine ha fatto la protesta?

"Hong Kong non sarà mai più la stessa”, aveva detto alla fine di settembre Martin Lee, uno dei veterani della lotta per la democrazia nell'ex colonia britannica. Aveva parlato di "uso della forza totalmente sproporzionato", definendo Xi Jinping, il presidente cinese, un "tiranno". La protesta, come ricordava lui stesso, era nata perché "stiamo solo chiedendo quello che ci è stato promesso". Cosa chiedevano i ragazzi di Occupy Central? Che il governo cinese rinunciasse alla pretesa di selezionare i candidati alla carica di “chief executive” (capo del governo). Volevano mantenere "piena democrazia politica", come promesso anni fa da Deng Xiaoping, che si era impegnato in tal senso con il governo britannico per ottenere il via libera al ritorno di Hong Kong alla Cina (1997). "Un Paese, due sistemi", era questa la formula magica che avrebbe permesso la convivenza due realtà così differenti. Ma Pechino, sotto sotto, aveva in mente altro: dateci un po’ di anni e "normalizzeremo tutto".

Ma che fine ha fatto la protesta scoppuata due mesi fa? In una maxi retata la polizia ha arrestato 116 persone, smantellando le barricate erette dai manifestanti nel distretto di Mong Kok. Tra gli arrestati anche i leader studenteschi Joshua Wong e Lester Shum. Il 18enne Wong guida l gruppo Scholarism, Shum invece vice segretario della Federazione degli studenti di Hong Kong. Il loro arresto può ridare forza alla protesta, dopo settimane di stallo, oppure sfiancarla definitivamente. Staremo a vedere cosa accadrà in piazza. Secondo gli organizzatori all'inizio delle proteste, a fine settembre, erano scese in piazza circa 200mila persone. Da allora, però, il numero dei dimostranti si è ridotto sensibilmente: effetto diretto della repressione, degli arresti e della stanchezza-sfiducia, unita alla mancanza di una prospettiva politica.

Gli arresti di oggi sono avvenuti sulla base delle seguenti accuse: raduno illegale, aggressione e interferenze con l'attività della polizia. L'operazione è stata decisa dopo che l'Alta corte di Hong Kong ha emesso ordinanze restrittive dopo le richieste di una compagnia di trasporti e una società dei taxi, che chiedevano la liberazione delle strade.

Secondo i media locali, circa settemila agenti di polizia (su due turni) sono stati impiegati per fronteggiare le proteste dei manifestanti, e ci sono volute circa cinque ore per rimuovere una parte delle barricate di Argyle street e sbloccare le strade.

Hong Kong come Tienanmen? Oggi, come allora, vince la repressione. Anche senza carri armati.

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