Non accennano a placarsi le proteste esplose ad Hong Kong a seguito della annunciata approvazione da parte del governo centrale di Pechino della cosiddetta "Legge sulla sicurezza nazionale", fortemente osteggiata invece dagli abitanti della ex colonia britannica.
La norma, che già in passato si era tentato di far passare salvo poi rinunciare dopo le forti rimostranze dei cittadini, viene quindi riproposta, anche se i tempi di approvazione ancora non sono certi. Di sicura c'è solo l'intenzione da parte del governo cinese di porre fine una volta per tutte sulle proteste e accelerare la sua stretta sui sogni di autonomia di Hong Kong. Approvando una legge che, come annunciato dal ministro degli Esteri Wang Yi, è una norma che"va approvata senza il minimo ritardo" .
La Cina tenta dunque di aumentare il suo controllo su Hong Kong, con l'adozione di leggi che vietino e puniscano ogni atto di tradimento, secessione o sovversione contro il governo centrale e che limitino interferenze straniere da parte di organizzazioni o attività politiche di qualunque genere.
La minaccia all'autonomia di Hong Kong ha dunque portato a una nuova ondata di proteste, la prima dopo la riapertura del paese in seguito all'emergenza sanitaria dovuta al coronavirus. A darsi appuntamento per dar vita ad una manifestazione non autorizzata, finalizzata alla richiesta di ritiro della proposta di Legge sulla sicurezza nazionale, numerosi cittadini. Luoghi di ritrovo, fissati sui social network, il Southorn Playground a Wanchai ed il centro commerciale Sogo a Causeway Bay. Intorno alle ore 13 locali, i manifestanti hanno dato avvio alle proteste, venendo immediatamente raggiunti e fronteggiati dalle forze di polizia. Giunti direttamente in tenuta antisommossa, come riportato dai media nazionali, gli agenti hanno utilizzato gas lacrimogeni, spray urticanti e cannoni ad acqua per disperdere gli attivisti. Oltre 150 sarebbero finiti in manette, e tra di essi anche il vicepresidente del People Power Tam Tak-Chi.
"Stare con Hong Kong", "Niente rivoltosi, solo tirannia", e "Rivoluzione dei nostri tempi", questi alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti. "Dato che la Cina sta violando e riscrivendo le regole stabilite da un trattato internazionale su Hong Kong chiedo all'Unione europea di imporre sanzioni a Pechino e di inserire clausole legate al rispetto dei diritti umani. Spero che l'Italia possa ridurre la sua partecipazione al progetto della Via della Seta ", si auspica il leader Joshua Wong rivolgendo un appello all'occidente, come riportato da Agi.
"Poiché l'Italia è una delle maggiori economie europee ad aver partecipato all'iniziativa della Via della Seta, non è sicuro che la Cina rispetti i suoi impegni e le promesse fatte nell'ambito degli accordi commerciali. È anche da discutere la possibilità che l'Italia consideri la Cina responsabile per i suoi errori", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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