24 febbraio 2022. La guerra che Vladimir Putin ha lanciato contro Kiev si combatte anche nelle acque calme del Mar Nero. Davanti alle coste di Zmiiny, anche conosciuta come l'Isola dei Serpenti, una nave russa è pronta a scagliare l'attacco finale. "Siamo una nave da guerra russa", intimano i marinai dello Zar prima di attaccare. Sono convinti di una resa immediata: "Vi chiediamo di deporre le armi e di arrendervi per evitare spargimento di sangue e morti non necessarie". Dall'altra parte, però, nessuno ha la benché minima intenzione di alzare bandiera bianca. "Nave da guerra russa... fottetevi", rispondono. Segue un silenzio assordante. Poi la pioggia di bombe cala sull'isola rocciosa: i sibili dei missili fendono, fragorosi, l'aria prima della detonazione. È questione di poco. Dopo il boato torna il silenzio.
Grazie alla registrazione diffusa dal sito del giornale ucraino Ukrayinska Pravda, tutto il mondo ha potuto ammirare l'eroismo dei tredici militari ucraini che fino all'ultimo secondo hanno resistito all'avanzata della marina russa. Credendoli morti sul campo di battaglia il presidente Volodymyr Zelensky ha subito conferito alle tredici guardie l'alto riconoscimento di "eroi dell'Ucraina" trasformandoli così in uno dei tanti simboli che celebrano la resistenza del popolo ucraino all'invasore russo. Nella battaglia delle narrazioni, che si combatte con la stessa spietatezza di quella armata, la drammatica storia dei tredici eroi dell'Isola dei Serpenti è subito diventata epica, un racconto a metà tra la realtà e il mito. Nei giorni scorsi i media internazionali hanno, infatti, riportato la caduta dell'Isola dei Serpenti usando toni leggendari: da una parte un manipolo di soldati senza armi, disposti a sacrificare la propria vita pur di difendere l'avamposto e l'onore del proprio Paese; dall'altra la nave da guerra inviata dal Cremlino per conquistare l'arcipelago strategico perché al centro del corridoio commerciale tra le città di Odessa, Mykolaiv e Kherson. Una battaglia ad armi impari, insomma. Ma quanto è realtà e quanto mito?
Che i tredici soldati di stanza sull'isola siano morti sotto le bombe russe non è vero. "Abbiamo la forte convinzione che tutti i difensori ucraini dell'isola di Zmiinyi possano essere vivi", ha detto ieri alla Cnn il Servizio della Guardia di frontiera statale dell'Ucraina. Voce confermata oggi dalla Marina che ha detto essere tutti prigionieri dei russi a Sebastopol, in Crimea. Anche il numero dei militari catturati è stato messo in discussione, almeno dalla Difesa russa: non sarebbero tredici ma ottantadue. Difficile da verificare. Soltanto a guerra finita sapremo la verità sui fatti di Zmiiny. L'evento, per quanto romanzato da ambo le parti, resta comunque l'emblema di una resistenza tenace che non sta permettendo a Putin di radere al suolo il governo Zelensky e far propria l'Ucraina. L'esercito russo non solo non è ancora riuscito ad entrare a Kiev ma, Donbass a parte, non è nemmeno riuscito a far capitolare una sola città simbolo. È un pantano che, molto probabilmente, né lo Zar né i suoi generali avevano messo in conto. In un'intervista al Corriere della Sera il politologo Ian Bremmer, fondatore e capo di Eurasia, principale centro statunitense di ricerche sui rischi internazionali, spiega che ieri il numero uno del Cremlino è arrivato a ventilare l'uso delle testate nucleari per due motivi che riflettono due errori di valutazione: da un lato "la sottovalutazione della compattezza dell'Occidente e dell'efficacia delle sanzioni economiche", dall'altro "la resistenza degli ucraini".
Cosa puoi fare contro civili che provano a fermare i carri armati a mani nude? Cosa puoi fare contro un anziano che, davanti a soldati che imbracciano mitragliatrici, si oppone dicendo "Cosa ci fate qui? Voi avete il vostro Paese, non vi serve occuparne un altro"? Rispetto a Zelensky, il cui ministero della Difesa ha diramato un opuscolo che spiega come lanciare le molotov sui blindati nemici, Putin ha a disposizione una forza militare incomparabile. Esattamente come i marinai russi davanti ai tredici soldati sull'Isola dei Serpenti. Volendo potrebbe tranquillamente chiudere la partita da un momento all'altro, ma per riuscirci dovrebbe massacrare il popolo ucraino.
Quello che lo Zar non aveva infatti messo in conto è che non solo l'esercito ucraino si sarebbe difeso fino all'ultimo respiro, ma che moltissimi semplici cittadini avrebbero volentieri imbracciato un'arma per difendere la propria casa. Il ché frantuma la propaganda del Cremlino sull'Ucraina terra russa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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