I morti dell'Isis in Libia

All'ospedale di Misurata la lugubre esposizione dei cadaveri dei miliziani dell'Isis uccisi tra sabato e domenica. Sostieni il reportage

I morti dell'Isis in Libia

MISURATA - Sono sedici corpi. Ancora imbrattati di sangue. Ancora incrostati di terra. Sono i cadaveri dei combattenti dello Stato Islamico caduti tra sabato e domenica negli scontri con le milizie di Misurata intorno a Sirte.

Sono appena arrivati all'ospedale di Misurata e il Giornale è una delle poche testate internazionali chiamate ad assistere alla loro lugubre esposizione. Dietro l'invito rivolto dalle autorità di Misurata ad un ristretto numero di giornalisti ci sono almeno tre ragioni.

Il primo è dimostrare l'efficacia dell'offensiva lanciata dalla Brigata 166. Sabato scorso le forze di Misurata hanno lanciato il primo attacco frontale contro le postazioni dello Stato Islamico nel cuore di Sirte e nelle località di Hawra e Nawfaliyah a est di Sirte dove il gruppo terroristico bloccava la strada costiera con dei posti di blocco.

Il secondo motivo è la rinuncia a tentar di camuffare la presenza del Califfato spacciata da alcuni esponenti del governo di Tripoli come un ritorno dei militanti gheddafiani sotto mentite spoglie.

Il terzo è cercar di guadagnarsi credibilità internazionale dimostrando di partecipare attivamente alla lotta al

terrorismo. E da questo punto di vista è particolarmente importante l'esibizione del cadavere di un tunisino identificato come Ahmad Mahmoud Rowisi e considerato uno degli organizzatori dell'uccisione di Chokri Belaid l'oppositore tunisino assassinato a Tunisi nel febbraio 2013.

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