L'Iran si apre al mondo e ai mercati ma condanna ancora minori a morte

Un rapporto mette sotto accusa la Repubblica islamica. Decine di prigionieri non ancora maggiorenni vivono nel braccio della morte

L'Iran si apre al mondo e ai mercati ma condanna ancora minori a morte

Che l'Iran sia tornato sullo scenario internazionale, con una nuova apertura al mercato di cui l'Italia conta di approfittare, è ormai cosa chiara.

Il viaggio di Hassan Rouhani in Italia, la sua prima visita ufficiale dopo l'implementation day, è un chiaro segnale di come il nostro Paese voglio approfittare di questa fase per rafforzare rapporti con Teheran che di fatto non si sono mai interrotti del tutto, e ottenerne un vantaggio economico in cambio. In ballo ci sono accordi per 17 miliardi di euro con imprese e istituzioni iraniane.

Per giorni sono stati gli accordi sul nucleare iraniano a far parlare del Paese di Rouhani, lasciando forse un po' troppo in disparte altri temi su cui è necessario cercare un confronto con la Repubblica islamica, a partire da quello dei diritti umani. Ci pensa un rapporto appena pubblicato da Amnesty International a ricordare di che cosa si stia parlando, con numeri che descrivono la realtà delle carceri iraniane.

Secondo il rapporto dell'organizzazione negli ultimi dieci anni sono almeno 73 i casi di criminali giustiziati per fatti avvenuti quando ancora non avevano raggiunto la maggior età o neppure avevano raggiunto l'età minima per la responsabilità criminale e altri 160 languiscono nel braccio della morte.

L'Iran rientra così nel novero dei Paesi che non rispettano i trattati internazionali, all'interno dei quali c'è anche l'Arabia Saudita, sotto accusa per l'uccisione di alcuni minori nel caso di esecuzione di massa in cui fu ucciso anche il clerico sciita Nimr al-Nimr.

I numeri prodotti servono a rimettere sotto l'attenzione internazionale un tema che rischia di passare sotto traccia ora che il tavolo principale è quello economico-politico. Stupiscono tuttavia fino a un certo punto, se si considera che l'Iran è secondo soltanto alla Cina nella classifica mondiale dei Paesi che più utilizzano la pena di morte, l'unico nel Medioriente a superare i sauditi.

Un dato preciso è difficile da

ottenere, ma secondo Reprieve, organizzazione che si occupa di diritti umani, sarebbero 1000 le persone giustiziate nel 2015. Molto meno quelle riconosciute ufficialmente dalla Repubblica islamica o dai media filo-governativi.

@ACortellari

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