Arabia saudita, 47 esecuzioni. Giustiziato anche capo religioso sciita

Il ministero dell'Interno saudita annuncia l'esecuzione di 47 condanne a morte per "terrorismo". Tra i giustiziati anche l'influente imam sc iita Nimr al-Nimr

Arabia saudita, 47 esecuzioni. Giustiziato anche capo religioso sciita

L'Arabia saudita annuncia l'esecuzione di 47 terroristi, tra cui l’influente imam sciita Nimr al-Nimr. Il ministero dell’Interno di Riad ha riferito che la maggior parte delle esecuzioni riguarda militanti di al Qaeda coinvolti in una serie di attentati compiuti tra il 2003 e il 2006. L'esecuzione ha scatenato la rabbia dell'Iran, rinfocolando il secolare scontro tra sciiti e sunniti. Teheran aveva detto che Riad avrebbe pagato cara l’esecuzione di Nimr, imam della moschea sciita di Qatif a Al Awamiyya, arrestato per una manifestazione a cui aveva partecipato nel 2012 e condannato a morte nell’ottobre 2014.

Considerato uno dei principali organizzatori delle proteste sciite, divampate nel 2011 e protrattesi fino al 2013 nelle regioni orientali del regno a guida sunnita, Nimr al-Nimr era si era battuto per chiedere la fine dell’emarginazione delle minoranze religiose. Una rivolta in cui vennero uccisi diversi poliziotti a colpi d’arma da fuoco o con il lancio di molotov e per la quale sono già stati giustiziati numerosi militanti sciiti. In Arabia saudita gli sciiti sono il 5% della popolazione.

Tra i 48 giustiziati ci sarebbe anche Ali Mohammed al-Nimr, giovane attivista sciita, nipote dell'imam sciita al-Nirm. I corpi del leader religioso, del nipote e di altri cinque sciiti sauditi sono stati esposti pubblicamente, la pena più severa a disposizione dei giudici nel regno saudita. Della storia del giovane si era occupata Amnesty Interational, che aveva chiesto l'annullamento della sentenza, indagini sulle presunte torture compiute dal Paese e il rispetto dei diritti umani.

L' Arabia Saudita è tra i paesi che eseguono il più alto numero di sentenze: dal 1985 al 2005 sono state messe a morte oltre 2200 persone; da gennaio ad agosto 2015, almeno 130 esecuzioni.

Durissima la reazione dell'Iran. "L’esecuzione di una personalità come lo sceicco al Nimr - ha detto il portavoce del ministeri degli Esteri iraniano, Hossein Jaberi Ansari - che non aveva altro mezzo oltre a quello della parola per perseguire i suoi obiettivi politici e religiosi dimostra solo il grado di imprudenza e irresponsabilità" dell’Arabia Saudita. "Il governo saudita appoggia i terroristi e gli estremisti takfiri (sunniti radicali, ndr), mentre parla ai suoi critici a casa con il linguaggio delle esecuzioni e della soppressione", ha aggiunto. La responsabilità per le conseguenze di questa mossa "irresponsabile" e "incapace", ha sottolineato Jaberi Ansari, è del potere a Riad e la monarchia pagherà un "alto prezzo" per queste politiche.

Dura presa di posizione anche da parte di Human Rights Watch: ''Al di là dei crimini commessi, giustiziare detenuti in massa macchia ulteriormente lo stato dei diritti umani in Arabia Saudita'', ha detto il direttore di Hrw per il Medioriente, Sarah Leah Whitson. Al-Nimr è stato condannato a morte a seguito di un processo ''sleale'', ha aggiunto l'attivista, sostenendo che la sua esecuzione ''è solo un aggravante del già esistente conflitto settario''.

Decine di sciiti hanno manifestato nel distretto di Qatif, provincia orientale dell'Arabia Saudita, per protestare contro l'esecuzione dell'imam Nimr al-Nimr.

I manifestanti hanno intonato "giù con al Saud", il nome della famiglia reale saudita, mentre marciavano dalla casa di Nimr nel villaggio di al-Awamiya alla città principale della regione, Qatif, l'unico distretto in Arabia Saudita a maggioranza sciita.

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