Isis, il giallo dei soldi agli imam per reclutare giovani kosovari

Viaggio nel Kosovo jihadista che in Siria e Iraq "esporta" disoccupati per combattere tra le schiere dello Stato islamico. Sostieni il reportage

Isis, il giallo dei soldi agli imam per reclutare giovani kosovari

Il progetto di legge sul divieto a partecipare ai conflitti armati fuori dal territorio del Kosovo è stato approvato dall'Assemblea con 60 voti a favore, 17 contrari e due astensioni. La legge è divenuta una priorità per il Paese in seguito all'aumento dei cittadini kosovari che, al fianco dell'Isis, partecipano alle guerre in Siria e Iraq. Per queste persone sono previste pene da 5 a 15 anni di carcere. Il ministro degli Interni Skender Hyseni ha detto che finora sono state coinvolte nella guerra dello Stato islamico circa 300 persone. Dallo scorso anno le forze dell'ordine hanno arrestato oltre 150 foreign fighters che avevano intenzione di partecipare a guerre all'estero. Il presidente del Kosovo Atifete Jahjaga ha promesso che il Kosovo non sarà mai un vivaio o un rifugio per i terroristi.

Il giorno in cui l'Assemblea ha approvato la legge, il segretario generale della comunità islamica del Kosovo (BIK), Resul Rexhepi, ha detto che il reclutamento di giovani kosovari in Siria e Iraq viene fatto promettendo uno stipendio mensile estremamente grande. Come ha spiegato in un'intervista i giovani disoccupati kosovari si lasciano ingolosire da un salario mensile che varia tra i 20 e i 30mila dollari, così volano Siria o in Iraq e combattono al fianco dei miliziani dell'Isis. In Kosovo il salario medio mensile è di circa 200 euro e il numero di giovani disoccupati ha raggiunto il 55% della popolazione. I leader islamici temono che la situazione economica del paese possa contribuire a radicalizzare molti giovani musulmani.

Interpellato da ilGiornale.it Rexhepi nega di aver mai detto che "i giovani disoccupati kosovari ricevono tra i 20 e i 30mila dollari per andare in guerra in Siria o in Iraq". "Non so da dove hanno inventato queste cifre, sono stato citato male. Si tratta di un errore di interpretazione del giornale norvegese VG". Il segretario generale della comunità islamica del Kosovo avrebbe invece detto che "le persone che vanno a combattere in Siria a pagamento o sono pazzi o sono mercenari". "Dal punto di vista religioso, la guerra in Siria non trova fondamento nella sharia, un musulmano non può combattere contro il musulmano", ha poi aggiunto Rexhepi.

Un attento conoscitore dell'islam radicale in Kosovo, il giornalista Visar Duriqi, è convinto che ci sia "una rete di finanziamenti per il reclutamento di jihadisti kosovari in Siria. Tra quelli che sono tornati che ho avuto l'opportunità di intervistare - ha detto - non ho mai notato che abbiano ricevuto denaro. Non vi è alcuna prova che ricevono denaro per andare in guerra". Secondo Duriqi a ricevere soldi sarebbero piuttosto gli imam che reclutano i giovani: "Credo che la comunità islamica del Kosovo sia coinvolta, se non altro, almeno per incoraggiare la gente ad andare in Siria". Tra quelli che avrebbero chiamato i giovani alla jihad ci sarebbero, per esempio, l'imam Zekirja Qazimi e quanti, come l'imam della grande moschea di Pristina Shefqet Krasniqi, incitano all'odio. "Si sostiene che i jihadisti prendono i soldi, ma non ci sonno prove", ha continuato Duriqi facendo presente che non c'è prova di finanziamenti diretti perché le indagini svolte dalla procura di Pristina su 50 terroristi hanno dato esito negativo e perché la situazione economica di foreign fighter rientrati dalla Siria non è cambiata.

Duriqi ha invitato a guardare alle proprietà di alcuni controversi imam. Tra questi anche Krasniqi, che possiede due case di lusso e un grande dormitorio nel centro di Pristina, mentre il suo stipendio da imam è di circa 500 euro al mese. "L'unica cosa che sappiamo - ha continuato - è che in Siria i jihadisti ricevono una sorta di assistenza sociale. Chi si è unito all'Isis, prendeva tra i 250 e i 400 dollari al mese per comprare i generi alimentari - ha detto - ma questi non possono essere considerati mercenari". Insomma, le prove in mano a Duriqi lo inducono a pensare che i giovani non sono mercenari, ma vittime di un lavaggio del cervello fatto dagli imam kosovari. "Sarebbe facile fare una guerra contro i finanziamenti alla jihad - ha continuato il giornalista - il denaro può essere combattuto, mentre le idee piantate nelle teste dei giovani, la polizia non riesce a combatterle".

Nel 2012 la comunità islamica del Kosovo ha ordinato a oltre 800 imam l'obbligo di insegnare i valori della Terra del Sham, oggi rafforzata dal gruppo terroristico dell'Isis, incitando così all'odio contro la setta sciita dell'islam. Quando è iniziata la guerra in Siria, questa comunità religiosa ha ordinato a tutte le moschee del Kosovo di tenere la stessa hytbe (lezione settimanale musulmana) del 6 luglio 2012 (preghiera del venerdi). Questa circolare della comunità islamica, guidata dal mufti Naim Trnava, obbligava gli 800 imam a predicare che la gente offrisse assistenza materiale a "tutti i credenti e fedeli fratelli". "Il 98% dei siriani è musulmano - si legge nella circolare - la stragrande maggioranza sono musulmani sunniti, mentre le figure chiave del governo appartengono alla setta Alevi di deviazione sciita e associata all'Iran. Questa setta - continua - detiene il potere con il ferro e il fuoco".

Non è possibile sapere se questo "invito" fatto dalla comunità islamica sia mai entrato nelle indagini penali della procura di Pristina contro il terrorismo, ma oltre 150 persone, sospettate di aver svolto attività terroristiche e di reclutare persone per tali scopi, sono state arrestate nel settembre 2014.

Il tribunale ha deciso di tenere in custodia 40 sospetti terroristi, altri 17 però sono riusciti a fuggire. Dei detenuti dieci sono imam che operavano nelle moschee del Kosovo. Questi, però, sono stati subito rilasciati per mancanza di prove.

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