Israele invade Gaza: è guerra a Hamas

Israele invade Gaza: è guerra a Hamas

Ieri sera alle undici è accaduto quello che ci aspettava, soprattutto da quando un commando di 13 terroristi aveva cercato ieri mattina di attaccare un kibbutz del sud passando da una galleria che li ha portati da Gaza dentro il territorio d'Israele. Netanyahu nell'annunciare l'ingresso di terra delle truppe ha fatto riferimento a questo evento: l'esercito, ha detto, ha il compito di smantellare le gallerie che portano da noi stragi e rapimenti e l'intervento sarà breve e contenuto territorialmente. Netanyahu ha ricordato il rifiuto di Hamas della tregua che invece Israele ha accettato. L'Egitto, con gesto inusitato, ha subito attribuito tutte le responsabilità a Hamas. L'ingresso è avvenuto dopo una serie di scambi a fuoco particolarmente violenti. Gaza dalla mattina sino alle tre aveva goduto, nonostante l'attentato, del cessate il fuoco umanitario concesso da Israele. Solo che poco prima dello spirare della tregua Hamas ha ricominciato a sparare almeno settanta missili su tutte le regioni. Tel Aviv e le altre città si sono rifugiare coi bambini nei rifugi dozzine di volte. Oggi, a dieci giorni dall'inizio dell'attacco di Hamas, mentre al Cairo sono riunite tutte le parti rilevanti con la mediazione del generale al-Sisi, Abu Mazen ha mandato un suo rappresentante ad Ankara per bloccare il disturbo che creano i turchi e il Qatar. Il fatto che abbiano seguitato a proporre a Hamas una tregua sponsorizzata da loro, lo ha ulteriormente eccitato e spinto a respingere la tregua di Sisi.
Ma per capire perché è stata lanciata di notte l'operazione di terra. secondo le parole di Netanyahu limitata alle gallerie, immaginiamo di essere alle quattro e mezzo del mattino al kibbutz Sufa, sul confine. Le ragazze soldato che sorvegliano tutto il bordo, d'un tratto scorgono13 uomini letteralmente usciti dalla terra, carichi di tutte le armi possibili, RPG, bombe. Così l'esercito ha evitato l'attacco massivo a trecento membri del kibbutz immerso nel sonno: avrebbero subito una strage di donne e bambini e forse dei rapimenti. I terroristi sono spuntati da una galleria, la vera arma strategica di Hamas. L'esercito sostiene di averne colpito almeno otto, mentre Hamas si vanta che siano tornati a Gaza tramite le gallerie. Di fatto Hamas cercava, tramite l'operazione da sotto terra, di riabilitare il suo misero potere operativo e presentarsi alle trattative con la forza della minaccia.
L'attacco ha risvegliato Israele all'importanza strategica fondamentale delle gallerie, che possono essere individuate e distrutte solo una ad una, ovvero da soldati sul terreno. Se ne discute da quando Gilad Shalit fu rapito così e ora dopo ora è maturata l'idea che non sia possibile concludere la guerra lasciando Hamas in possesso delle armi e delle gallerie, mezzi bellici molto avanzati costruiti con l'aiuto di ingegneri iraniani e degli Hezbollah, e poi perfezionati e mantenute in condizioni di funzionamento come passaggi e come depositi di armi e di altri beni da gruppi di elite, tenuti in alta considerazione dalla società di Gaza. È letteralmente impossibile, se non con l'aiuto di informazioni dei servizi segreti, individuare con mezzi tecnici, elettronici o altro dove sono le gallerie: non c'è che andarci, dicono gli esperti, e poi per distruggerle non basta una bomba all'ingresso, ma occorre minarle e farle saltare. Un'impresa difficile per i soldati che stanno entrando in queste ore nel buio di Gaza, ma persino il generale Sisi si è reso conto che Hamas ha agito in modo da creare le condizioni indispensabili perchè Israele penetrasse sul suo terreno.
La scena che si è svolta ieri al Cairo dove al-Sisi ha cercato fino all'ultimo di convincere Hamas a accettare condizioni più consone alla sua condizione, ha visto tuttavia l'organizzazione integralista indebolita, priva di finanziamenti e della simpatia della maggior parte della Lega Araba, ma determinata tuttavia disperatamente alla ricerca di un gesto clamoroso che la riproponesse agli onori del mondo filoterrorista. Il portavoce Abu Marzuk ha insistito nel suo rifiuto delle proposte egiziane, seguitando a proporre i suoi termini. Le sue richieste, fra cui l'apertura totale del passaggio di Rafah, sono state volte soprattutto agli egiziani: cioè Hamas nella sua presunzione ha pensato di poter proporre condizioni a un nemico ancora peggiore di Israele. Gli egiziani se la ridono, gli show tv prendono in giro Hamas chiedendogli se ha intenzione di chiedere anche che il loro amico Mohamed Morsi torni al potere e se vuole occupare l'Egitto. Israele ha seguitato a riproporre il tema del disarmo. Hamas, che vuile il ritorno del denaro del Qatar e follemente ha richiesto che Israele rilasci per la seconda volta i terroristi rilasciati nell'accordo Shalit e poi ricatturati, vista l'incertezza del successo dei suoi scopi nei colloqui, ha voluto spingere verso i suoi scopi nell'unico modo che conosce: aumentare lo scontro così da gridare aiuto e eccitare la stampa. Una volta che ha deciso di proporre il tema più provocatorio, ovvero quello delle gallerie, dato che esse, con la loro forza letale e segreta, sono davvero l'unico obiettivo che gli F16 non possono individuare ed eliminare dall'aria, Israele ha dovuto accettare le conclusioni: un ingresso di terra che Netanyahu, ha comunicato, intende mantenere limitato e breve.

Lo spettacolo notturno di Gaza mostra i segni della battaglia che infuria, mentre gli Israeliani corrono continuamente nei rifugi. In questa temperie di guerra, l'UNRWA, chi l'avrebbe mai detto, ha protestato perchè in una loro scuola erano stati nascosti missili. Meglio tardi che mai.

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