Tra le principali innovazioni introdotte nel disegno di legge relativo al bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e al bilancio pluriennale per il triennio 2019 – 2021, si legge al punto 14: “Si prevede una riduzione delle spese militari dell'Italia pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per l’impiego”.
Quella previsione è stata già stimata in 500 milioni di euro.
Le parole del vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio e del Ministro della Difesa Elisabetta Trenta
“Quando si vogliono cambiare le cose si trovano sempre delle resistenze. È naturale e non sorprende. Chi ha la schiena dritta, però, tira dritto e continua a portare avanti il suo lavoro. Noi questo stiamo facendo, insieme a Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte. Per la prima volta c’è una politica che decide, per la prima volta c’è qualcuno che elenca delle priorità. Le mie, le nostre, sono quelle che vedono in cima il personale! Abbiamo deciso di sospendere dei programmi che potevano aspettare, abbiamo deciso di tagliare un progetto di cui la Difesa in questo momento non aveva assolutamente bisogno. Quando leggo che si vuole spendere 1 miliardo e mezzo per realizzare il Pentagono italiano e poi vedo che i nostri uomini e le nostre donne sul terreno, in Italia e all’estero, a volte non dispongono nemmeno degli equipaggiamenti necessari io mi fermo, rifletto e intervengo. È il mio compito e lo porto avanti con orgoglio! Non sarà mai, e ripeto mai, toccato un solo euro degli stipendi dei militari e dei civili della Difesa. Salvaguarderemo tutto ciò che è strategico per la crescita del Paese e l’ammodernamento delle Forze Armate. Stiamo aggredendo gli sprechi, con coraggio e responsabilità, e se qualcuno vuole remare contro faccia pure. Il vento è dalla nostra parte!”
Questo il post su Instagram pubblicato il 13 ottobre scorso dal vice premier Luigi Di Maio e condiviso sulla pagina facebook dal Ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
Cosa potrebbe tagliare l’Italia?
La spesa italiana per gli appalti della difesa nel 2017 è stata pari a 4,7 miliardi di euro: 2,1 miliardi di euro provenienti dalle casse del Ministero della Difesa e 2,6 miliardi dal Ministero dello Sviluppo economico. Dobbiamo precisare che, ad oggi, il governo non ha tagliato assolutamente nulla. I 500 milioni di euro ricavati da Roma sono frutto di una stimata “razionalizzazione e rimodulazione di alcuni programmi”.
Programma Camm-Er: Molto Probabile
Il primo ottobre scorso è stata ritirata la richiesta al parlamento per l'approvazione dell'acquisto del sistema d’arma Camm-Er che era stata precedentemente presentata il dieci agosto. Il Common Anti-air Modular Missile – Extended Range è un sistema di difesa missilistica terra-aria a corto e medio raggio prodotto dal consorzio europeo MBDA. Dovrebbe sostituire i sistemi d’arma di difesa aerea a corto e medio raggio basati sul missile Aspide in servizio con l'Esercito italiano. Il costo del programma Camm-Er è di 545 milioni di euro con quote spalmate fino al 2031.
Perché il Camm-Er?
Si legge nella determinazione del Ministero della Difesa “Programma di sviluppo, qualifica ed acquisizione della munizione Common Anti Air Modular Missile Extended Range, CAMM-ER Prima fase”.
“Nell' ambito delle attività volte a confermare le capacità delle Forze Armate nel settore della Difesa Aerea a Corto Raggio (SHORAD), alla luce della dismissione del missile ASPIDE (prevista a partire dal 2021), è stato individuato nel missile CAMM-ER e nei relativi sistemi di Comando e Controllo/sensori in corso di sviluppo, la soluzione idonea a colmare il citato gap capacitivo”.
I costi di sviluppo ed acquisizione
I costi del programma pluriennale della prima fase, cioè quella legata allo sviluppo del Camm-Er sono pari a 95 milioni di euro cosi divisi: 5 nel 2017, 15 nel 2018, 30 nel 2019, 20 nel 2020 e 25 nel 2021. Per l’acquisizione e l'integrazione del sistema d’arma, l’Italia dovrebbe investire 450 milioni di euro con quote spalmate dal 2022 al 2031.
Rimodulazione del personale all’estero: Molto probabile
L’Italia è attualmente impegnata in 40 missioni di cui 38 internazionali in 24 paesi. Sono 6525 i militari italiani attualmente schierati all’estero per operazioni internazionali.
Africa
Sono 940 i militari italiani schierati in Africa. 197 sono impegnati in Somalia per attività di contrasto alla pirateria. 272 in Libia per assistenza e supporto al Governo di Accordo nazionale. 197 sono schierati per contribuire all'addestramento delle Forze di sicurezza della Somalia. 106 i militari italiani nella base di supporto di Gibuti. 78 in Egitto nell’ambito della Multinational Force and Observers mentre 49 quelli impegnati nella missione Addestrativa italiana bilaterale, la MIADIT Somalia. 75 sono schierati per la Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger – MISIN ed altri 7 per l’European Union Training Mission – Mali (EUTM – Mali) con compiti di addestramento, formazione e supporto logistico alle Forze Armate Governative dello Stato del Mali.
Europa e Mediterraneo
Sono 1710 i militari italiani schierati in operazioni in Europa e nel Mediterraneo. 618 sono impegnati nell’operazione Mare Sicuro. Il Dispositivo opera in area di mare di circa 160.000 km quadrati, situata nel Mediterraneo centrale e prospiciente le coste libiche. La missione è, in sintesi, la trasposizione in mare di quanto viene fatto sul suolo nazionale dalle Forze Armate in relazione all’operazione Strade Sicure. Dall’agosto dello scorso anno, a seguito di una formale richiesta avanzata dal Governo di Accordo Nazionale, l’Italia ha disposto l’estensione dell’area di operazioni di Mare Sicuro anche alle acque territoriali libiche, al fine di poter svolgere attività di supporto e di sostegno alla Guardia Costiera e alla Marina Militare di Tripoli nel contrasto ai traffici marittimi illeciti. 355 sono i militari italiani impegnati nella EUNAVFOR MED operazione Sophia per contrastare il flusso migratorio che attraverso la Libia, raggiunge via mare l'Italia e gli altri paesi dell'Unione Europea. Il contingente italiani in Kosovo è composto da 568 unità mentre 169, infine, i soldati italiani in Lettonia come enhanced Forward Presence.
Asia e Medio Oriente
Sono 3314 i militari italiani schierati in Asia e Medio Oriente. 1074 nella missione Unifil in Libano. 901 in Aghanistan per addestramento, consulenza ed assistenza in favore delle Forze Armate locali. Sono 1008 i militari italiani schierati in Iraq nell’ambito della Coalizione Internazionale per contrastare lo Stato islamico. 135, invece, i soldati italiani in Turchia per incrementare il dispositivo di difesa area contro la minaccia di eventuali lanci di missili dalla Siria. 116, infine, i militari italiani negli Emirati Arabi per la missione "Enduring Freedom".
Tagliare la linea F-35: Improbabile
La forza armata di un paese di basa sul concetto di credibilità. Per l’Italia, almeno fino ad oggi, 90 F-35 rappresentavano una forza tattica credibile. Così come ogni nuovo governo si valutano le precedenti posizioni alla luce delle disponibilità, dei nuovi contesti e delle esigenze operative. Tale analisi tralascia volutamente l'aspetto concettuale della piattaforma e le ricadute economiche e tecnologiche causate dalla possibile riduzione della flotta F-35 italiana o uscita dal programma JSF.
Il programma F-35 dell'Italia
Il programma Joint Strike Fighter prevede tre livelli di partecipazione internazionale che riflettono l’impegno finanziario di ogni paese partner. Tradotto significa che il potenziale economico derivante dal programma F-35 è direttamente correlato al numero di aerei acquisiti dal paese partner. L’unico paese partner di livello uno è il Regno Unito con un contributo pari al 10% dei costi di sviluppo. Due i paesi di secondo livello: Italia ed Olanda. Come partner di livello due, l’Italia ha investito un miliardo di dollari nella fase di sviluppo e dimostrazione del sistema d’arma. L’Italia ha acquistato 90 F-35: trenta nella versione B (15 previsti per la Marina ed altri 15 per l’Aeronautica, mentre tre saranno permanentemente destinati negli Stati Uniti per operare presso l’Integrated Training Center) e sessanta F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale. La FACO di Cameri è di proprietà del Governo italiano ed è gestita da Finmeccanica-Alenia Aermacchi in collaborazione con Lockheed Martin. Le attività produttive per l’F-35 presso la FACO sono iniziate a luglio 2013 e nel marzo dello scorso anno è avvenuto il roll-out del primo F-35 per l’Italia, l’AL-1.
I novanta F-35 sostituiranno gli AV-8 Harrier, i Tornado Panavia e gli AMX in dotazione all'Aeronautica ed alla Marina italiana. Ancora oggi, per compiti tattici multiruolo l’Italia utilizza i Tornado e gli Amx. Il primo è stato pensato, disegnato e costruito per penetrare a bassissima quota e ad altissima velocità il territorio sovietico, sganciando il proprio carico utile (convenzionale e nucleare) sui siti d’interesse strategico, seguendo il profilo del terreno a mille chilometri orari. Tecnica efficace in un contesto bellico che si sarebbe potuto svolgere trent’anni fa. L’economico Amx, aereo d’attacco al suolo leggero è entrato in servizio nel 1989. Fu concepito come il fratello minore del Tornado, in grado di compiere tutte le missioni che non avrebbero richiesto il grado di efficienza tecnologica del Panavia. Anche l’Amx, però, ha ormai raggiunto la fine del proprio ciclo operativo. L’Aeronautica Militare Italiana quindi, ha le necessità di sostituire i propri velivoli multiruolo, circa 250, da affiancare all’EFA 2000 (che probabilmente non raggiungerà mai il suo pieno sviluppo a causa del suo Dna pre-stealth) che non può svolgere le missioni multiruolo precedentemente effettuate dall’F-16 Falcon. L’EFA non potrà mai svolgere le missioni dell’F-35, tuttavia un giorno potrebbe trasformarsi in un moltiplicatore di forze per la piattaforma tattica della Lockheed.
Italia: quanti F-35 si potrebbero tagliare?
La forza armata di un paese di basa sul concetto di credibilità. In base alla disponibilità economica (acquisizione e mantenimento) ed alla percezione futura dei contesti operativi si plasmano le capacità belliche di un Paese. Una forza armata è ritenuta credibile quando è percepita come tale dagli avversari. Per l’Italia, almeno fino ad oggi, 90 piattaforme tattiche rappresentavano una forza tattica credibile.
F-35B
La variante Short Take Off and Vertical Landing dello Joint Strike Fighter è stata progettata per conquistare l’attenzione ed i contratti dei governi che dispongono di portaerei di dimensioni ridotte. Sebbene concettualmente simile all’Harrier, l’F-35B atterra e decolla in modo diverso rispetto al caccia della McDonnell Douglas. L’F-35B in fase di decollo ed atterraggio sul ponte di una portaerei, raggiunge la spinta di 186 kN, vale a dire la stessa energia prodotta dal propulsore con postbruciatore inserito. Il motore più potente mai installato su un Harrier è il Pegasus 11-61/Mk.107, in grado di generare una spinta di 106 kN. Da qui la necessità di rivestire esternamente tutti i ponti delle navi delle marine che ospiteranno l’F-35B. Le modifiche standard comportano l’aggiunta di elementi strutturali intercostali supplementari nei punti di atterraggio, conseguente spostamento degli elementi preesistenti (illuminazione, ventilazione, tubazioni) e riprogettazione di alcuni spazi interni. Imperativo l’utilizzo del Thermion, costoso rivestimento antiscivolo resistente al calore, nei punti strategici ed operativi delle unità. Ad oggi la variante STOVL è stata acquistata da tre paesi: Italia, che ha formalizzato l’acquisto di trenta F-35B, Inghilterra con 138 unità e dal Corpo dei Marine con 350 piattaforme di quinta generazione. L'Australia ha deciso (al momento) di non acquistare l’F-35B per le sue due portaelicotteri d’assalto a causa delle enormi spese necessarie che avrebbe dovuto sostenere per modificare le navi. La Gran Bretagna ha già provveduto ad effettuare le modifiche necessarie sulle HMS Queen Elizabeth e HMS Prince of Wales. La HMS Elizabeth è lunga 280 metri e potrà ospitare 36 F-35B più un gruppo di volo a rotore. La componente aerea sarà schierata entro il 2020 con primo pattugliamento operativo tra il 2021 ed il 2022. Successivamente (si stimano 18 mesi dopo) entrerà in servizio anche la HMS Prince of Wales. Infine l’Italia. Dei 15 F-35B previsti per la Marina (ed altri 15 per l’Aeronautica), tre saranno permanentemente destinati negli Stati Uniti per operare presso l’Integrated Training Center. La Portaerei Cavour, unità da 28 mila tonnellate varata nel 2004, è stata progettata ed impostata quando il programma JSF era nella fase iniziale, motivo per cui non erano ancora disponibili tutte le necessarie informazioni sul nuovo aereo. Secondo lo Stato Maggiore della Marina, lo spessore della lamiera del ponte di volo della Cavour è superiore a quello delle navi anfibie americane soggette ad interventi di rivestimento. Caratteristica non trascurabile in considerazione delle ben più alte sollecitazioni che subirà il ponte di volo con l’imbarco del JSF rispetto alle operazioni con l’AV-8B Plus. Si ignorano, però, i tempi ed i costi dei necessari lavori di adeguamento interno.
Cancellare o ridurre la linea F-35B?
E’ una possibilità remota. L’Italia possiede due incrociatori portaeromobili: la Giuseppe Garibaldi (C-551) e la Cavour (C-550). Le unità sono state progettate con capacità STOVL, acronimo per Short Take-Off and Vertical Landing, letteralmente in italiano decollo corto ed atterraggio verticale. Facciamo un esempio estremamente banale: sulle portaerei leggere italiane non potrà mai atterrare un Hornet o un Rafale, ma soltanto ed esclusivamente velivoli STOVL. Non esistono sul mercato altre alternative. L’unica piattaforma tattica di quinta generazione con tale capacità di decollo ed atterraggio è l’F-35B. L’Italia potrebbe tagliare gli F-35B rinunciando al gruppo aereo imbarcato ad ala fissa? Certamente, si può tagliare ogni cosa. Tuttavia il governo dovrebbe poi decidere cosa fare della Garibaldi e della Cavour. Due le soluzioni: venderle o declassarle al rango di portaelicotteri. Inimmaginabile concepire nell’immediato futuro una proiezione sul mare basata ancora sull’Harrier. Quasi certamente Aeronautica e Marina riceveranno i trenta F-35B, ma non nei tempi inizialmente previsti.
F-35B: quelli consegnati (Italia compresa) sono prototipi
"In alcuni F-35B del Corpo dei Marine sono state evidenziate incrinature inattese nel carrello di atterraggio principale e nel telaio strutturale. Test sostitutivi in corso. Particolari restrizioni sul motore vietano alcune operazioni di volo. Dopo aver completato la seconda fase, i test sull'F-35B sono stati sospesi: il velivolo ha subito così tante modifiche da non rappresentare più l'aereo di produzione. Il programma non ha ancora dato il via alla terza fase di test. L'effetto dei guasti osservati e le riparazioni richieste durante le prime due fasi di test sono ancora da determinare. La vita operativa media dell'F-35 è di ottomila ore, tuttavia a causa delle ampie modifiche per rafforzare l'area, la stima per la variante B potrà essere inferiore". Ricordiamo che Lockheed ha dovuto ridisegnare anche le ali della versione navale dell’F-35 per supportare il lanciamissili per l’AIM-9X Sidewinder. Iniziavano così le conclusione della relazione annuale di Robert Behler, nuovo direttore dei test operativi del Dipartimento della Difesa, nel suo rapporto annuale consegnato lo scorso dicembre ai dirigenti del Pentagono ed alle commissioni del Congresso. Le 60 pagine si concentrano sui test operativi del Pentagono effettuate sull'F-35 nell'anno fiscale 2017.
Italia, cancellare o ridurre la linea F-35A?
60 F-35A per l’Aeronautica Militare Italiana. Tale valutazione si basa sul concetto di credibilità. Il governo italiano potrebbe ridurre tale numero? Certamente, si può tagliare ogni cosa, ma un'alternativa tattica di quinta generazione non esiste nel panorama occidentale. L’F-35A è la migliore opzione di quinta generazione presente sul mercato? è l’unica, a meno che non acquistiamo dai cinesi.
Israele: F-35 letale, ma costoso
Israele considera l’F-35 come la migliore piattaforma tattica in inventario, tuttavia lo scorso dicembre il governo ne ha riconosciuto l’elevato costo, richiedendo una “meticolosa valutazione” prima di ogni qualsiasi ordine futuro. Considerando i costi, l'IAF utilizzerà l’F-35 in operazioni classificate per la raccolta di informazioni elettroniche o per eliminare bersagli a lungo raggio protetti da sistemi integrati di difesa di ultima generazione.
Quanti F-35A l'Italia destinerà all'attacco nucleare?
L'F-35A, variante a decollo ed atterraggio convenzionale dello Joint Strike Fighter, entro il 2022 dovrebbe ottenere la capacità di trasportare internamente la bomba nucleare all'idrogeno B61-12. La componente a bassa osservabilità è considerata determinante nei futuri scenari operativi dominati da radar a bassa frequenza in grado di rilevare i vettori stealth. L'F-15E Strike Eagle e l'F-16 Fighting Falcon sono ad oggi le uniche piattaforme tattiche degli Stati Uniti certificate per trasportare la B61-12. La capacità strategica degli alleati che aderiscono alla condivisione nucleare della NATO è garantita dalle piattaforme Tornado (Germania, Italia) e F-16A/B (Belgio, Paesi Bassi, Turchia). Tornado e F-16 non potrebbero sopravvivere in un ambiente ad alta densità e sfuggire ai missili terra-aria nemici di ultima generazione. E’ opportuno chiarire un punto: la scelta di destinare alcuni F-35A all’interdizione nucleare spetterà ai Paesi che aderiscono al nuclear sharing della NATO risalente alla Guerra Fredda. L'F-35A è stato progettato per la penetrazione stealth in territorio nemico ed il conseguente rilascio di sistemi d’arma strategici.
La doppia capacità dell’F-35
Si legge nella sezione The Triad: Present and Future della Nuclear Post Review 2018
“Gli Stati Uniti attualmente gestiscono 14 sottomarini classe Ohio. Questi ultimi saranno sostituiti dalla futura classe Columbia strutturata su dodici unità SSBN. La forza Icbm annovera 400 missili Minuteman III a singola testata schierati in silos sotterranei e dispersi in diversi stati. Gli Stati Uniti hanno iniziato il programma Ground-Based Strategic Deterrent che prevede la modernizzazione della linea Minuteman a partire dal 2029. La capacità nucleare dell’Air Force, infine, si basa su 46 bombardieri B-52H e 20 B-2A stealth. Gli Stati Uniti hanno avviato un programma per lo sviluppo del prossimo bombardiere di nuova generazione il B-21 Raider. Il Pentagono incorporerà nell’F-35 la Dual Capable Aircraft (DCA) in sostituzione della flotta F-15E (2020/2022). Gli Stati Uniti manterranno la doppia capacità con l’F-35, lavorando con la Nato per migliorare la prontezza, la sopravvivenza e l’operatività della flotta DCA in Europa”
F-35A Dual Capable Aircraft
Secondo linea di sviluppo ufficiale, l'F-35A dovrebbe essere sottoposto a test e certificazione per la B61-12 tra il 2020 e il 2022. Non ci sono piani per certificare l'F-35B (variante a decollo corto e atterraggio) e la versione C utilizzata sulle portaerei della US Navy (Progetto Atom). Il costo del processo di certificazione DCA nel programma JSF è stimato in 340 milioni di dollari. L'F-35A è stato progettato specificatamente per trasportare asset strategici anche se ad oggi non risultano test sui simulatori. La certificazione nucleare per l’F-35A è prevista nel Block 4B. L’integrazione DCA prevede aggiornamenti hardware.
Capacità di attacco nucleare: cosa farà l’Italia?
La potenziale doppia capacità dell’F-35 italiano è raramente menzionata. Il budget stanziato non specifica quali somme saranno destinate alla conversione della flotta strategica. Così come per la Bundeswehr, il Tornado è l'unico vettore con capacità nucleare dell'Italia. Se, come sembra, parte della flotta F-35A del Belgio (34 unità) e dei Paesi Bassi (37 velivoli) riceverà la doppia capacità, resta ancora incerta la posizione della Germania. Berlino è alla ricerca di una nuova piattaforma tattica che possa sostituire il Tornado a partire dal 2025. Progettare, testare e certificare una variante Eurofighter con capacità nucleare richiederebbe anni di sviluppo ed aggiungerebbe centinaia di milioni di dollari al già costoso programma. Airbus garantirebbe la certificazione nucleare sull'Eurofighter entro il 2025. Tuttavia l’EFA non sarà mai una piattaforma stealth di quinta generazione. In alternativa, la Germania potrebbe semplicemente ritirarsi dall'accordo di condivisione nucleare con gli Stati Uniti, obiettivo che i democratici cristiani di centro-destra hanno cercato di raggiungere. Sarà in ogni caso una decisione politica. Gli Stati Uniti iniziarono a schierare sistemi strategici in Europa a partire dal 1954 per scongiurare un'aggressione sovietica. Il ricorso alle armi nucleari sarebbe stato autorizzato per arrestare la massiccia offensiva convenzionale dell'Unione Sovietica in Europa. Quella minaccia di invasione oggi non esiste più. Oltre all'inimmaginabile capacità distruttiva dell'arsenale strategico USA, Francia e Regno Unito garantiscono opzioni ridondanti che per potenza, invulnerabilità ed accuratezza rendono del tutto inutile la condivisione nucleare così come è concepita oggi.
F-35: Cosa farà l'attuale governo?
Il problema con l’F-35 non riguarda tanto l’acquisizione, ma i costi operativi e di supporto spalmati nel tempo (almeno fino al 2050). Voci che spaventano tutti i partner del programma JSF, Stati Uniti compresi. Lockheed ha garantito che entro i prossimi dieci anni i costi operativi e di supporto scenderanno fino al 38%. Nell’attesa i problemi che continuano ad attanagliare lo sviluppo dell’F-35 dovrebbero essere risolti e si procederà con una produzione limitata. Da rilevare, infatti, che il Congresso degli Stati Uniti ha negato la possibilità che un sistema viziato ancora da sostanziali criticità entrasse in produzione di massa. Roma potrebbe posticipare le acquisizioni attuando la medesima strategia di attesa del Canada, puntando a ricevere in futuro una piattaforma potenzialmente più affidabile ed economicamente gestibile. La questione sulla doppia capacità, infine, è prettamente politica. La proiezione nucleare, seppur limitata alla discrezionalità statunitense, conferisce autorità al tavolo delle trattative.
L'F-35 è la soluzione migliore? E' l'unica alternativa esistente ed il nostro Paese ha l'estrema necessità di sostituire la sua flotta tattica. L'Italia manca di esperienza con le piattaforme Super Hornet (a differenza del Canada ad esempio), Rafale e Saab JAS 39 Gripen. Sistemi che in ogni caso non garantiranno mai un profilo stealth di quinta generazione e le capacità software dell'F-35. L'auspicio è che entro il 2028 (ecco perchè l'attesa) il sistema F-35, oggi ancora in divenire dopo 16 anni di sviluppo, possa fare ciò che gli americani ci hanno sempre detto che farà a costi sostenibili. Alla fine è un sistema d'arma concepito per contesti che ancora non esistono. La questione F-35 è molto complessa.
Le lezioni apprese con il suo sviluppo travagliato saranno certamente adottate quando un giorno (non tanto lontano) l'Italia dovrà acquistare un nuovo caccia per sostituire gli EFA. Un'alternativa di quinta generazione all'F-35 non esiste, che ci piaccia o no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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