Kazakistan, la lotta contro gli abusi di potere all'ordine del giorno

Kazakistan, la lotta contro gli abusi di potere all'ordine del giorno

Velocità e trasparenza sono le parole d'ordine che stanno muovendo e guidando i passi della presidenza Tokayev sin dal dopo-crisi di inizio anno. L'11, all'indomani della fine della sedizione, il presidente Kassym-Komart Tokayev pronunciava in Parlamento il cosiddetto "discorso della rinascita", illustrando una strategia di ripresa da implementare in tempi record, e soltanto dieci giorni dopo, il 21, presentava i punti-chiave di un piano d'azione concepito allo scopo di rilanciare l'economia nazionale e di ripristinare la credibilità perduta.

Recuperare la fiducia degli investitori stranieri non sarà né semplice né indolore, anche perché il Kazakistan è stato tradizionalmente visto come un'oasi di stabilità in una regione di conflitti e tensioni, ed è per questa ragione che la presidenza Tokayev ha fretta. Avere fretta è sinonimo di serietà, di propensione al cambiamento e di fiducia nel domani. La trasparenza, invece, è un modo per recuperare credibilità, tanto in patria quanto all'estero, ed è il motivo per cui presidenza e governo stanno rispondendo alle richieste di chiarimenti e informazioni provenienti dalla comunità internazionale.

La risposta a HRW

Human Rights Watch (HRW), la più importante organizzazione nongovernativa per i diritti umani del pianeta – parimenti influente ad Amnesty International –, ha dedicato molta attenzione alla crisi kazaka di inizio anno e denunciato sia il presunto utilizzo eccessivo della forza da parte delle forze dell'ordine sui dimostranti sia i presunti abusi consumati ai danni dei detenuti.

Il governo kazako, come è noto, non ha mai nascosto di aver fatto ricorso alla linea della tolleranza zero per sedare le rivolte, dando persino semaforo verde agli spari ad altezza uomo, ma ha sempre sostenuto di aver impiegato la forza contro le quinte colonne, ovvero contro coloro che, lungi dal protestare contro il caroenergia, avevano profittato delle proteste per tentare di rovesciare l'ordine costituito. Un utilizzo della forza più che legittimato, in breve, perché effettuato nello stesso interesse dei kazaki.

HRW, appartenente al circuito internazionale delle Open Society Foundations di George Soros, nei giorni scorsi ha inviato una lettera al Ministero degli Affari Esteri del Kazakistan, denunciando una serie di presunte violazioni di diritti umani, e la presidenza, in conformità con l'agenda a base di velocità e trasparenza, nella giornata del 3 febbraio ha pubblicato una lunga ed esaustiva risposta.

Il Ministero degli Affari Esteri, dopo aver ricordato che il "Kazakistan condanna l'utilizzo eccessivo della forza, la detenzione illegale, la tortura e il maltrattamento dei detenuti", ha spiegato che è intenzione della presidenza che agli arrestati siano garantiti un giusto processo e una carcerazione a misura d'uomo.

Coerentemente con la volontà di rispettare i diritti dei detenuti, prosegue la lettera, "il Capo di Stato ha istruito l'Ufficio del Procuratore generale e il Ministero degli Affari Interni affinché garantiscano la rigida applicazione della Costituzione e del Codice di procedura penale, che proibiscono la tortura e il maltrattamento, nel corso delle indagini". Le denunce esposte da HRW, in breve, non saranno rigettate aprioristicamente: saranno oggetto di approfondita investigazione da parte delle autorità.

A confermare la solidità dei propositi di tempestività e trasparenza premessi e promessi dalla presidenza Tokayev, si legge ancora, contribuisce il fatto che "sulla base dei dati provenienti dall'Ufficio del Procuratore generale, le autorità, ad oggi, hanno aperto 98 fascicoli penali in seguito a denunce sull'utilizzo di metodi illegali di indagine e altre violazioni dei diritti dei cittadini".

L'opera di vigilanza delle autorità è complementata dall'operato di Elvira Azimova, l'attuale difensore civico dei diritti umani, del Meccanismo Nazionale per la Prevenzione della Tortura e dal Consiglio nazionale di fiducia pubblica, ai cui membri è stato già garantito l'accesso ai penitenziari. Nello specifico, i corpi di monitoraggio antitortura hanno effettuato 97 visite in 83 strutture detentive spalmate su 16 regioni del Paese, mentre al vaglio del difensore civico dei diritti umani vi sono 48 denunce di violazioni dei diritti umani.

I numeri forniti dalle autorità kazake potranno essere analizzati, ed eventualmente confutati, dagli osservatori della comunità internazionale e delle organizzazioni nongovernative coinvolte nella difesa dei diritti umani. Perché il governo kazako ha accettato di trasformare quella trasparenza dei dati in apertura dei confini.

Prossimamente, infatti, Mukhtar Tileuberdi, l'attuale titolare degli affari esteri del Kazakistan, avrà un incontro con Kenneth Roth, il direttore esecutivo di HRW, per discutere delle presunte violazioni di diritti umani.

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