Il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia non è stato approvato per il veto di un solo Paese, più che altro di una sola persona che risponde al nome di Viktor Orban, primo ministro ungherese. Nulla di fatto, quindi, alla fine della riunione del Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti Ue) tra l'irritazione generale. Non solo, ma Orban vorrebbe che anche il patriarca Kirill fosse tolto dalla lista di chi ha subìto le sanzioni. "Adesso basta. O fa retromarcia oppure questo è il momento di approvare le sanzioni a 26 e tirare fuori l'Ungheria", è il coro dei Rappresentanti permanenti che adesso vorrebbero appellarsi al voto di maggioranza per far fuori il premier magiaro e magari espellerlo definitivamente.
L'irritazione francese
Come abbiamo visto su InsideOver, Orban ha affermato che i veti alla Russia costerebbero caro a Budapest in tema di economia e risorse oltre ad uno choc energetico con ripercussioni sulle tasche degli ungheresi. Nemmeno la Von der Layen è riuscita a trovare un punto d'accordo e adesso ci si trova nella situazione paradossale dell'uno contro 26. Ma non corrisponde al vero quanto dichiarato da Orban che ha ceduto a Putin e adesso ricatta la Commissione europea. Oltre a Italia, Germania, Spagna, la Francia è particolarmente irritata con il primo ministro: Macron è stufo e ha fatto sapere che "la pazienza adesso è finita". Come ricorda Repubblica, a distanza di 24 ore il Coreper sarà di nuovo convocato per capire se ci sarà l'intesa o la rottura definitiva.
Le conseguenze per Orban
Orban ha le idee ben chiare anteponendo i propri interessi e lo dimostra con la difesa al capo della Chiesa russa-ortodossa, Kirill, tra i più stretti alleati di Putin le cui dichiarazioni a favore della guerra in Ucraina hanno indignato in tutto l'Occidente. Nella lista nera Ue c'è chiaramente il suo nome ma se non sarà approvato riuscirà a farla franca. Ricordiamo anche il diniego di Papa Francesco ad un incontro con il patriarca. A Bruxelles, quindi, non si fidano più di Orban e si studiano misure per introdurre dazi sull'importazione del petrolio via terra se l'Ungheria non rispettasse i tempi per l'embargo al greggio. E poi, la presa di posizione di Orban rischia di danneggiare anche il suo stesso governo perché allontana il sì dell'Ue al Pnrr ungherese.
La prima volta
A questo punto, quindi, i partner comunitari sono stufi e come detto all'inizio potrebbero approvare davvero il sesto pacchetto senza l'ok di Budapest (sarebbe la prima volta in assoluto), non è più un'ipotesi campata in aria: Orban è praticamente
isolato, non approvare le sanzioni assieme agli altri Membri significa, di fatto, addio all'Ue. È un rischio troppo grande o davvero il premier magiaro vuole correre il rischio che possa verificarsi questa scissione?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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