L'eroe italiano di Nizza: "Così ho salvato 2 turisti"

Tra i destini che s’intrecciano sull’asfalto scuro della Promenade des Anglais ci sono anche quelli di un calabrese e due australiani

L'eroe italiano di Nizza: "Così ho salvato 2 turisti"

Tra i destini che s’intrecciano sull’asfalto scuro della Promenade des Anglais, il lungomare di Nizza dove il camion bianco guidato dal franco-tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel ha travolto e ucciso ottantaquattro persone, ci sono anche quelli di un calabrese e due australiani.

Emilio A., trent’ anni, stacca dal lavoro alla Galerie Lafayette di Saint-Laurent-du-Var, a circa due chilometri dall’aeroporto di Nizza: sono le 20:30. Dopo un paio d’ore ha già le scarpe da ginnastica allacciate, pantaloncini corti e la playlist preferita che suona nelle orecchie, pronto per “la corsetta serale”. Inizia a percorrere a passo veloce, “per scaldare un po’ i muscoli”, l’ampia pista ciclabile che costeggia la Passeggiata degli inglesi in direzione del porto della città.

“Avevo appena iniziato a correre quando, dietro di me, vedo una scena terribile”: i ricordi di quella notte sono nitidi. “Un camion di grossa stazza, di quelli che si usano per il trasporto delle merci, si trovava dietro di me a poco più di cento metri di distanza”, ricorda Emilio che, inizialmente, ha pensato si trattasse di un incidente stradale. “Poi – prosegue il giovane – ho sentito il rumore di grida e spari, ho visto molte persone a terra e la Police Nationale con le armi in mano”.

È a questo punto che la corsa di Emilio diventa una fuga, che si legherà indissolubilmente a quella di una giovane coppia di australiani. “Mi sono gettato a terra per rialzarmi quasi subito e correre verso casa, c’era moltissima gente che urlava in stato di choc. Ho visto vicino a me una coppia di ragazzi australiani, paralizzati dalla paura, e ci siamo messi a correre in direzione della stazione ferroviaria. Tutti correvano in quella direzione, all’opposto della Promenade des Anglais”.

Emilio conosce bene le vie di Nizza, e porta con sé i due giovani, disorientati e spaventati. “Da Rue du Congrès abbiamo tagliato in direzione Boulevard Victor Hugo e poi dritto verso Rue Guiglia, dove abito. Ho fatto salire la coppia di ragazzi in casa, perché il loro albergo era molto distante, la ragazza era in evidente stato di choc. “Siamo rimasti nel mio appartamento fino alle quattro del mattino, ho cucinato per loro e offerto il mio aiuto”, racconta Emilio che, in quel momento, posta una foto su Facebook per rassicurare amici e parenti: “Sono vivo per miracolo”, scrive.

Ma l’altruismo di questo italiano non si ferma qui. “Il ragazzo aveva perso le scarpe durante la corsa – racconta – quindi gli ho regalato un paio delle mie, delle sneaker marroni, per rientrare in albergo”.

“Sono spaventato dall’escalation di violenza in Europa da parte di queste correnti islamiche wahabite e salafite”, dice Emilio, piombato nel volgere di una sera nell’inferno e nella paura.

Ma promette di tornare a vivere come ha sempre fatto, ritornando a correre la sera, con i suoi pantaloncini corti e le sue cuffiette. “Anche se, per adesso, nella mia testa riaffiora solo l’immagine di quei corpi stesi a terra, di quel macello orribile”.

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