Il comando delle forze armate statunitensi in Africa, ha temporaneamente ritirato il suo contingente dal territorio della Libia per motivi di sicurezza. “Continueremo a monitorare la situazione sul campo e a valutare la possibilità di riprendere la presenza militare statunitense a seconda delle circostanze. La decisione è legata al fatto che la situazione in Libia sta diventando sempre più complessa ed imprevedibile”.
Per evacuare le forze americane ed il personale diplomatico presente in Libia, la Marina Militare degli Stati Uniti ha utilizzato gli hovercraft. I Landing Craft Air Cushion della US Navy impiegati dal Corpo dei Marine, sono stati inviati sulla spiaggia della città di Janzour, a pochi km ad ovest di Tripoli. Su Twitter sono presenti numerosi video dell’operazione di estrazione. La decisione di utilizzare gli hovercraft per evacuare il personale americano presente in Libia, svela i timori del comando delle forze armate statunitensi in Africa. AFRICOM, infatti, avrebbe potuto utilizzare il convertiplano MV-22 Osprey. L'Osprey è stato progettato per svolgere questo tipo di missione in quanto vanta capacità di decollo ed atterraggio verticale di un elicottero e velocità di trasferimento ed autonomia di un aereo ad elica convenzionale a medio raggio. Ogni MV-22 può trasportare 24 soldati armati, ma può trasportare più civili in caso di emergenza. Un contingente Osprey attivo 24 ore su 24, supportato da petroliere KC-130J Super Hercules, è schierato a Sigonella, in Sicilia. Il venti marzo scorso, una delegazione statunitense di alto profilo raggiunse Tripoli a bordo di due Osprey del Corpo dei Marine, per un incontro con il Governo di Accordo Nazionale. I due Osprey atterrarono nella base navale di Abu Sitta, a Tripoli. Tuttavia nell’operazione di estrazione del personale in Libia conclusasi poche ore fa, la scelta è ricaduta sugli hovercraft. Perché?
Libia, perchè sono stati utilizzati gli hovercraft
I motivi sono due: specifiche tecniche dei Landing Craft Air Cushion e minaccia Manpads o Man-portable air-defense systems. La mobilità degli hovercraft, sostanzialmente una nave senza pescaggio, gli consente di poter accedere al 70% di tutte le coste del pianeta. In quanto tali, rappresentano una soluzione ideale per l'evacuazione rapida di persone e materiale dalle aree costiere. Gli hovercraft poi, eliminano il rischio rappresentato dai missili a ricerca di calore trasportabili a spalla. Le preoccupazioni di AFRICOM nascevano dalla possibilità di dover affrontare un contesto con presenza antiaerea in grado di colpire gli elicotteri. I Manpads presenti in Libia sono ritenuti in grado di colpire aerei di linea commerciali, aerei ed elicotteri militari fino quindicimila piedi. Gli hovercraft azzerano la minaccia Manpads. Il Pentagono, in questo modo, ha escluso possibili tragici episodi alla Black Hawk Down o Red Wings II. Tuttavia la scelta di utilizzare i mezzi da sbarco ci dice dell'altro. AFRICOM, infatti, ha ritenuto remota la possibilità di uno scontro contro forze ostili sulla spiaggia di Janzour. Marine ed Air Force hanno fornito copertura all'intera operazione, ma gli hovercraft non sono dei mezzi corazzati anfibi. Sono per lo più mezzi logistici, certamente non d’assalto. Non possiedono nel loro DNA le medesime specifiche degli AAV-7 ad esempio. Non potrebbero operare in un contesto di media-bassa intensità. Per concludere. AFRICOM riteneva improbabile uno scontro contro forze ostili nella spiaggia di Janzour, ma reputava possibile la presenza dei Manpads.
Libia, la minaccia Manpads
Nel Medio Oriente e nel Nord Africa ci sono migliaia di missili antiaerei trasportabili a spalla. Non è di certo un segreto. Forze irregolari e terroristi in tutto il mondo postano continuamente sui social le armi catturate, così come i Manpads, acronimo di Man-portable air-defense systems. I Manpads presenti in Libia, sono ritenuti in grado di colpire aerei di linea commerciali, aerei ed elicotteri militari fino quindicimila piedi. Restando sigillati, i missili sono ritenuti operativi per un massimo di dieci anni. La maggior parte delle armi disponibili provengono da alcuni ordini effettuati dal regime di Gheddafi tra il 1985 ed il 1992. Basti pensare che la Libia, tra il 1984-85, acquistò dalla Jugoslavia 1200 missili 9K32M. I sistemi più recenti sono stati acquistati tra il 2003 ed il 2011. In Libia sono stati identificati i missili SA-7 Strela-2 in due diversi lotti (serie 9P58 con produzione nel 1981). La maggior parte delle armi provengono dai paesi che facevano parte del Patto di Varsavia. Figurano anche il Belgio e la Cina. Sarebbero oltre ventimila i missili trafugati in Libia dai depositi dell’ex presidente Gheddafi ed immessi sul mercato nero. A migliaia sono stati venduti in Ciad, Libano, Mali, Gaza e Tunisia. Da un mercato interno praticamente inesistente, la rivoluzione e le sue conseguenze hanno aperto la strada ad un vasto commercio illecito di armi. Già nel 2013, una società di sicurezza del Sud Africa, dietro finanziamento della CIA, era stata incaricata di ripulire i Manpads dal terreno, acquistandoli da chiunque li possedesse. Quel programma si chiuse con soltanto 1500 missili acquistati. Dal 2016 alla fine del 2018, gli agenti del servizio segreto di Sua Maestà ed unità dello Special Boat Service schierati in Libia, hanno avviato trattative per acquistare i missili terra aria entrati a far parte dell’arsenale delle forze locali. Oltre ai missili, gli inglesi hanno acquistato razzi RPG-7, batterie termiche per il funzionamento dei missili Strela ed i sistemi con testata termo-barica di provenienza cinese WPF89-2.
Fin dal 2013 è possibile acquistare con relativa facilità, grazie a specifici gruppi su Facebook, quasi ogni tipo di arma proveniente dall’arsenale di Gheddafi, stimato in trenta miliardi di dollari. Il commercio delle armi sotto il regime di Gheddafi era strettamente regolamentato. Dopo la sua morte, nel 2011, le armi del dittatore acquistate in 40 anni di regno sono finite sul mercato ideale: internet.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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