Proseguono le indagini in Francia sui mandanti e sui facilitatori dell'assassinio del docente di Storia Samuel Paty, vittima venerdì scorso di una decapitazione in un sobborgo di Parigi. In seguito all'arresto dell'esecutore materiale del crimine, ossia il rifugiato 18enne di origini cecene Abdoullakh Anzorov, la Procura nazionale antiterrorismo ha infatti provveduto, ha reso noto ieri il magistrato Jean-François Ricard, a incriminare sette individui per avere ispirato o aiutato l'assassino a uccidere il professore, finito nel mirino dei fanatici islamisti per avere mostrato durante una lezione ai suoi studenti delle vignette ironiche sul credo maomettano. Contestualmente all'incriminazione dei sette sospettati, gli inquirenti hanno provveduto a prosciogliere da ogni accusa nove persone indagate in precedenza con l'accusa di essere implicate nella pianificazione del fatto di sangue. Per la Procura, Anzorov non avrebbe affatto agito come un folle "lupo solitario", ma avrebbe agito in piena lucidità e avrebbe inoltre goduto della collaborazione di diversi complici, tutti uniti dall'odio verso il professore dedito all'insegnamento del valore della libertà di espressione.
Nel dettaglio, tra i sette individui indagati ultimamente, ha spiegato alla stampa RIcard, figurerebbero innanzitutto due minorenni: un 14enne e un 15enne. Entrambi frequentavano la scuola media dove insegnava Paty e avrebbero fornito, sostiene l'accusa, supporto al boia ceceno aiutando quest'ultimo a identificare l'insegnante. In cambio del loro aiuto, i due alunni avrebbero ricevuto dall'assassino 300-350 euro. L'islamista si sarebbe guadagnato la collaborazione dei minorenni assicurando loro di non volere ammazzare il docente, ma di volerlo solo "umiliare e picchiare" e poi costringerlo a "chiedere perdono" per avere mancato di rispetto alla fede coranica.
Altri tre dei sette sospettati, ha proseguito Ricard, avrebbero contribuito alla preparazione dell'attentato aiutando l'assassino a rifornirsi di armi e fornendogli un passaggio in auto. Nel dettaglio, due degli indiziati citati, il giorno prima della mattanza, sarebbero andati con il boia 18enne in una coltelleria per acquistare il pugnale di 30 cm di lama, impiegato poi per la decapitazione di Paty, e una pistola da softball. Entrambi gli utensili sono stati ritrovati alla fine sulla scena del delitto. Il secondo individuo, un diciottenne, avrebbe invece dato uno strappo in macchina al terrorista.
Gli ultimi due dei sette indiziati sarebbero, ad avviso degli inquirenti, i mandanti del crimine: Brahim Chnina e di Abdelhakim Sefrioui. Il primo è il genitore di una studentessa della scuola in cui insegnava Paty e, qualche giorno prima dell'assassinio, aveva pubblicato su Internet frasi offensive e diffamatorie verso l'insegnante, accusandolo di essere un poco di buono.
Quanto al secondo, si tratta di un sedicente imam con simpatie pro-Hamas, da tempo schedato dalle forze dell'ordine in quanto considerato una potenziale minaccia per la sicurezza nazionale.
A detta di Ricard, sarebbe stato Chnina a indurre in maniera decisiva il 18enne ceceno a compiere il folle gesto, come dimostrerebbero dei messaggi WhatsApp intercorsi nei giorni precedenti l'attentato tra il primo e il rifugiato ceceno. Il magistrato parigino ha quindi rimarcato l'influenza decisiva esercitata da tale mandante su Anzorov affermando che quest'ultimo avrebbe ucciso il docente in quanto "ispirato direttamente ai messaggi di Chnina".
Mentre vanno avanti le indagini della Procura nazionale antiterrorismo sulla decapitazione di Paty, nel resto della Francia sono andati ultimamente a segno altri blitz delle forze dell'ordine sempre diretti a sventare complotti islamisti.
Lunedì sono state appunto fermate e accusate di terrorrismo a Brest, in Bretagna, sette persone, tra cui figurano individui già schedati dalle autorità come potenziali minacce alla sicurezza nazionale. Gli indiziati, sospettano i magistrati d'Oltralpe, stavano mettendo a punto un piano per un'azione violenta in Francia e per poi raggiungere l'Iraq o la Siria.
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