Ci hanno messo quattro mesi gli egiziani ad ammettere, con una certa riluttanza, che l'aereo russo caduto sul Sinai a fine ottobre non è precipitato per un incidente, ma a causa di una precisa azione di matrice terroristica, congegnata dalla Provincia del Sinai del sedicente Stato islamico.
Oggi, per la prima volta, il presidente Abdelfattah al-Sisi ha cambiato la versione ufficiale fornita fino a oggi dalle autorità, dicendo in un discorso televisivo che "chiunque abbia abbattuto l'aereo russo", intendeva "colpire il turismo e colpire le relazioni con la Russia".
Ancora a dicembre gli egiziani avevano negato che a far precipitare l'aereo fosse stato un attacco. Un'opinione isolata, dopo che a metà novembre anche i russi avevano gettato la spugna, accettando che di incidente non si trattava, e che l'Airbus era caduto perché qualcuno aveva voluto abbatterlo.
Secondo Mosca è stata una bomba a uccidere le 224 persone che si trovavano a bordo dell'A-321. Un ordigno che con tutta probabilità è stato piazzato a bordo per conto dei jihadisti attivi nel Sinai e legati al sedicente Califfato.
Su una delle pubblicazioni ufficiali del gruppo, Dabiq, le immagini della bomba che avrebbe fatto schiantare l'aereo, nascosta dentro una lattina. Una tesi che finora gli egiziani si erano rifiutati di sposare. Che la bomba sia davvero stata mascherata in quel pezzo d'alluminio, ora anche al Cairo si sono decisi a parlare di terrorismo.
Secondo fonti della Reuters un meccanico della
EgyptAir, il cui cugino si sarebbe unito al sedicente Stato islamico, avrebbe aiutato i jihadisti a mettere la bomba a bordo. La compagnia aerea ha finora negato qualsiasi arresto tra il personale impiegato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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