Parigi, artista anti Putin dà fuoco alla Banca di Francia

Petr Pavlensky, rifugiato politico in Francia dopo la condanna per violenza sessuale in Russia, ha dato fuoco alla sede della Banca di Francia. Si giustifica: "I banchieri sono i nuovi monarchi"

Parigi, artista anti Putin dà fuoco alla Banca di Francia

L’artista-attivista russo anti-Putin Petr Pavlensky è stato incarcerato nel tardo pomeriggio di lunedì 16 ottobre per aver dato fuoco al portone di uno dei palazzi della Banca di Francia, nel centro di Parigi.

L’arresto è scattato subito dopo che la stessa istituzione aveva denunciato lo scoppio di un incendio doloso ai danni di una delle sue strutture, sita in Piazza della Bastiglia. L’azione, non a caso, è stata rivendicata dal piromane come un’opera d’arte, ribattezzata incendio, come se “il fuoco rivoluzionario ardesse in tutto il mondo a partire dalla rinascita della Francia”. L’artista ha proseguito, sostenendo che “la Banca di Francia ha preso il posto della Bastiglia, e i banchieri hanno preso il posto dei monarchi”.

Pavlensky è ora detenuto dalle autorità francesi insieme alla compagna Oksana Shalygina con l’accusa di incendio doloso. L’artista si trova in Francia dopo che il governo di Parigi aveva accolto nel gennaio di quest’anno la sua istanza di rifugiato politico, essendo stato condannato in Russia con l’accusa di molestie sessuali nei confronti dell’attrice Anastasia Slonina. A causa del suo gesto, tuttavia, potrebbe essere espulso dal Paese e rispedito in Russia, dove comunque lo attende il carcere, in base a quanto riferito dal suo avvocato, Olga Dinze. Lo stesso, tuttavia, era stato criticato per aver preso delle posizioni conniventi nei confronti di un gruppo di attivisti radicali che nel 2016 avevano ucciso dei poliziotti nell’estremo oriente della Russia, ai quali aveva anche donato una cospicua somma di denaro del premio “Vaclav Havel”.

Aveva ricevuto asilo per le sue azioni di protesta contro il presidente russo Vladimir Putin, che indicava come il responsabile di un “terrore ininterrotto” che attanaglia la Russia. Le sue azioni sono state infatti sempre sponsorizzate dai membri delle Pussy Riot e dalle attiviste Femen, legate a doppio filo alla dissidenza anti-putiniana che sfrutta i canali mediatici di Radio Liberty. Le stesse Pussy Riot infatti, avevano fornito i dettagli della “performance” che Pavlensky si apprestava a mettere in scena.

Pavlensky aveva ottenuto le luci della ribalta per l’estremo gesto compiuto nel 2013 a Mosca, quando si inchiodò lo scroto al lastricato della Piazza Rossa, di fronte al mausoleo di Lenin e dette fuoco al portone della Lubyanka, l'edificio sede dei Servizi segreti russi, per protestare contro Putin e la

corruzione della classe politica russa, cose per le quali aveva raccolto vasto consenso tra gli oppositori del leader russo. Oggi, tuttavia, i media occidentali lo classificano come un artista controverso, al limite della pazzia.

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