"Più sforzi contro il Califfato". Ma la coalizione spara a salve e dimentica la polveriera libica

Il premier iracheno: "Coalizione finora inefficace". E incassa l'appoggio Usa: in arrivo nuove armi. Ma il ministro degli Esteri francesi: "Sarà una lotta di lungo termine"

"Più sforzi contro il Califfato". Ma la coalizione spara a salve e dimentica la polveriera libica

"L'offensiva dello Stato islamico sottolinea l'urgenza di rinnovare e rafforzare il nostro sforzo comune di sconfiggere l'Isis". Al vertice della coalizione che combatte i miliziani del Califfato si spara a salve. Tante dichiarazioni alla stampa, ma nessuna strategia netta contro il terrore islamista. È la seconda volta che si trovano al Quai d’Orsay, la rive gauche della Senna dove sorge il ministero degli Esteri francese. Rispetto alla precedente riunione del 15 settembre, quando la coalizione fu lanciata, la situazione in Iraq e Siria non è migliorata, e l’intervento internazionale non ha finora portato ai risultati auspicati.

L’iniziativa rientra nella serie di incontri regolari fra i membri della coalizione, ma giunge in un momento particolarmente delicato della situazione per i recenti successi dello Stato islamico. Al centro del vertice sono state poste la situazione in Iraq e Siria dopo l'avanzata dei miliziani di Abu Bakr al Baghdadi e la conquista delle città di Ramadi e Palmira e una verifica di tutta la strategia. Molti Paesi hanno accusato il governo iracheno di aver combattuto con scarsa efficacia contro i miliziani e hanno chiesto a Baghdad di coinvolgere maggiormente la minoranza sunnita. Ma il premier iracheno Haider al Abadi si è lamentato dello scarso supporto al suo Paese. "L'Iraq - ha detto - necessita di tutto il supporto possibile dal mondo, ma finora non ha avuto molto. Si parla tanto di aiutare l'Iraq, ma sul terreno c'è veramente poco". In particolare, per il premier iracheno, non sono "sufficienti" né il supporto aereo né il sostegno all'esercito. Abadi ha anche ricordato che gran parte dei militanti dell'Isis sono stranieri: "Il flusso di foreign fighter è maggiore che in passato. C'è un problema internazionale che deve essere risolto".

La riunione è stata anche l'occasione per un esame approfondito dell'attività della coalizione, basata sui bombardamenti aerei e sull'addestramento delle truppe irachene. Antony Blinken, il numero due del dipartimento di Stato, ha ribadito che l'Iraq ha effettivamente bisogno di aiuti, anche militari, per combattere lo Stato islamico. Razzi anticarro arriveranno quindi negli arsenali di Baghdad. "Quella contro l’Isis sarà una lotta di lungo termine, bisogna saperlo", ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, riconoscendo alla coalizione di aver dato prova di "unità e determinazione comune per combattere i terroristi" che "sono dei finti religiosi e dei veri criminali". Quello che, però, emerge dal vertice di Parigi è che l'attenzione della coalizione non può assolutamente rimanere focalizzato soltanto sulla Sirira e sull'Iraq.

È, infatti, sotto gli occhi di tutti la repentina espansione dello Stato islamico in quelle che esso definisce le sue "province lontane". E fra queste c'è, alle porte dell'Europa, la Libia.

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