"È stato un anno decisamente insolito per la politica americana. È stata la campagna elettorale più squallida, più volgare, piena di colpi bassi come mai avevo visto in vita mia. Una campagna di insulti, di poca sostanza". Alan Friedman, giornalista e scrittore americano, in una intervista al Tempo, si dice disgustato da queste elezioni e parla di un'America "in crisi, divisa, che non riuscirà a unirsi. In entrambi i casi".
Poi fa la sua previsione: "Hillary Clinton sarà presidente, per pochi punti percentuali nel voto popolare, ma con una maggioranza nel collegio elettorale. Vincerà anche grazie all'Fbi che ha compiuto un grave atto di ingerenza in questa campagna politica: sia dieci giorni fa, con l'annuncio della riapertura delle indagini su di lei, sia domenica, con la novità che non ci sarà un rinvio a giudizio per la candidata democratica. Entrambi i fatti senza precedenti negli Usa".
Per quanto riguarda gli eventuali sviluppi in politica estera, Friedman avverte: "Clinton sarà più aggressiva con Putin.
Ma ricordiamo qui che è colpevole di una sciagurata politica estera quando era Segretario di Stato con Obama: ad esempio con i suoi errori in Libia, quando ha permesso a Sarkozy di bombardare Gheddafi senza avere un piano alternativo per il dopo. Insomma, con Trump il capitolo esteri sarebbe pericoloso, perché è troppo imprevedibile e instabile. Con Clinton sarà problematico perché avremo una persona senza molto talento in politica estera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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