Putin parla alla nazione: via alla mobilitazione parziale delle truppe

Il presidente russo ha parlato alla nazione. Gli obiettivi della guerra restano invariati, spiega il leader del Cremlino. E Putin ora punta all'Occidente: "Volevano distruggerci"

Putin parla alla nazione: via alla mobilitazione parziale delle truppe

Alla fine il discorso del presidente russo Vladimir Putin è arrivato. Questa mattina, in diretta anche sui principali media del Paese, il capo del Cremlino ha fatto il punto sulla guerra in Ucraina, quella che lui chiama la "operazione militare speciale". E come avvenuto a febbraio, il discorso riguardante le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk rappresenta nella narrativa del Cremlino una svolta.

La svolta in questo caso è rappresentata in primis dalla mobilitazione parziale. Putin, infatti, ha annunciato che "la leva militare riguarderà i cittadini che fanno già parte delle riserve e quelli che hanno svolto servizio militare nelle forze militari e hanno esperienza" aggiungendo che "i richiamati, prima di essere richiamati al fronte, svolgeranno ulteriore addestramento". Un modo per evitare di dare l'impressione di inviare in Ucraina personale impreparato e giovane come avvenuto invece nelle prime fasi dell'invasione.

Peer il presidente russo, che arriva a questo discorso con la pressione non solo del mondo (che vuole un accordo di pace) ma anche dei falchi del Cremlino che criticano la gestione della guerra, il discorso serve anche per ribadire la necessità di raggiungere gli obiettivi di questo conflitto. "Gli obiettivi principali dell'operazione speciale, la liberazione dell'intero territorio del Donbass, sono stati e rimangono invariati" ha spiegato Putin nel discorso alla nazione, "la Repubblica popolare di Luhansk è già stata quasi completamente ripulita dai neonazisti. I combattimenti nella Repubblica popolare di Donetsk continuano". E a questo proposito, il capo del Cremlino ha ribadito la volontà di Mosca di dare pieno sostegno ai referendum che si terranno nei territori delle autoproclamate repubbliche, ma anche in altre aree dove sono presenti le truppe russe.

Per Putin, il discorso verte anche nei confronti dell'Occidente, considerato il vero nemico di questa fase della guerra. "Forse la composizione pacifica non andava bene all'Occidente e quindi è stato dato un ordine diretto di far saltare tutti gli accordi", ha detto il presidente affermando di fatto che è stata Kiev a evitare di raggiungere un accordo di pace. "È stato installato un regime di repressione in tutta l'Ucraina dopo il colpo di Stato armato del 2013 e la politica del terrore ora sta diventando sempre più estesa", ha continuato Putin. Il presidente russo ha rivolto un monito all'Occidente: parlando di armi nucleari. "Alcuni eminenti figure della Nato hanno parlato della possibilità di utilizzare contro la Russia armi di distruzione di massa. A loro ricordo quanto segue: anche il nostro Paese possiede queste armi", ha affermato il capo del Cremlino. In questo ribadendo una narrazione che vede in Mosca la vittima di un piano che prevede l'installazione di tali ordigni in territorio ucraino.

La conclusione del discorso richiama poi la storia, la stessa che è servita a Putin per dare il via alla cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina. A febbraio, Putin giustificò l'invasione di fronte alle telecamere quasi parlando di ferite storiche che andavano risanate, errori sorti dalla caduta dell'impero e poi da quella dell'Unione Sovietica.

Ora il presidente russo torna sulla storia e lo fa parlando in generale non solo dello spazio russo, ma di quello per il capo del Cremlino è il destino della Russia: "È la nostra tradizione storica e il destino del nostro popolo fermare coloro che cercano il dominio mondiale, che minacciato di smembrare e rendere schiava la madrepatria, è quello che stiamo facendo ora, e credo nel vostro sostegno".

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