Matteo Salvini non ha mai fatto mistero di sostenere il neo-presidente del Brasile Jair Bolsonaro. Soprattutto perché il leader del'ultradestra brasiliana ha sempre detto che avrebbe consegnato all'Italia Cesare Battisti, il terrorista condannato all'ergastolo in contumacia e scappato in Brasile per sfuggire alle patrie galere.
Ora che il Brasile ha votato e che Bolsonaro è diventato presidente, l'Italia si aspetta che il leader di Brasilia mantenga la promessa. E Salvini conferma che non aspetta altro: "Non vedo l'ora di incontrare il neo-presidente Bolsonaro. Sarò lieto di recarmi personalmente in Brasile anche per andare a prendere il terrorista rosso Cesare Battisti e portarlo nelle patrie galere".
Anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, non ha dubbi. "Cesare Battisti deve tornare in Italia, l'ex terrorista fugge dalla giustizia italiana ormai da quasi 40 anni", ha commentato il ministro pentastellato su Facebook. "Il Tribunale Supremo Federale del Brasile ha già concesso l'estradizione in Italia - afferma Bonafede - chiedendo però di commutare la pena al massimo di trent'anni di reclusione considerato che nell'ordinamento carioca non esiste l'ergastolo. Istanza che è stata già accolta dal mio predecessore nell'ottobre dell'anno scorso. Come tutti sanno, fu l'ex presidente brasiliano, Luiz Inàcio Lula da Silva, a bloccare tutto, ponendo un veto al suo rientro in Italia".
Il ministro ha poi ricordato che sono mesi che "gli uffici del ministero hanno avviato contatti con le autorità brasiliane, tenendosi pronti a un evento che avrebbe potuto cambiare le cose, come la vittoria di Jair Bolsonaro alle elezioni presidenziali". Un impegno confermato anche dal figlio del neo-presidente brasiliano, che ha scritto su Twitter: "Il regalo è in arrivo!", proprio in riferimento all'estradizione del terrorista.
Ma la promessa non è così facile da realizzare. E il motivo è che a livello di giurisdizione interna, non è chiaro se un presidente possa annullare la decisione del suo predecessore, in questo caso Lula. Il leader della sinistra brasiliana, ora in galera, aveva negato il permesso per l'estradizione proprio alla scadenza del suo mandato, il 31 dicembre 2010. E adesso, l'ex membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo si fa scudo con quel provvedimento di Lula, che bloccò la sentenza del 2009 del Tribunale Supremo Federale (Stf) che aveva autorizzato la sua estradizione in Italia.
Michel Temer, presidente uscente, aveva manifestato la volontà di estradare Battisti in Italia. Ma la questione continua a essere controversa. Una sentenza del 13 ottobre 2017 del giudice Luiz Fux dell'Stf aveva stabilito che la magistratura non può revocare quanto deciso da Lula.
Per annullarla, servirebbe una pronuncia della prima sezione dell'Stf, ma il tribunale non è stato investito della questione. Mentre il procuratore generale della Repubblica, Raquel Dodge, ha affermato che l'Stf si è già pronunciato per l'estradizione e che essendo una precedente decisione di Lula, ora è competente il neo-presidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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