Siamo Italiani, siamo aperti al mondo. Intervista al sottosegretario per gli affari esteri Manlio di Stegano

La nostra economia, soprattutto il nostro export, hanno bisogno di tutti i mercati di sbocco e la Cina continuerà a rappresentare per l’Italia un partner fondamentale

Siamo Italiani, siamo aperti al mondo. Intervista al sottosegretario per gli affari esteri Manlio di Stegano

Oggi le relazioni politiche ed economiche globali non possono basarsi sul principio di esclusività o di alternatività. La nostra economia, soprattutto il nostro export, hanno bisogno di tutti i mercati di sbocco e la Cina continuerà a rappresentare per l’Italia un partner fondamentale. Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, spiega il nuovo Patto per l’Export e la priorità che la Cina rappresenta.

Meno di un anno fa le previsioni della Cabina di regia per l’Internazionalizzazione del Governo italiano descrivevano per l’Italia un futuro di sviluppo e la fiducia di cogliere i benefici dell’internazionalizzazione. La pandemia ha successivamente costretto a rivisitare tutte le decisioni in tema di internazionalizzazione. Come è stata vissuta questa transizione? Che cosa ha contribuito di più a creare una coscienza che occorreva ripartire da zero?

MANLIO DI STEFANO: Di fronte a una crisi improvvisa e non programmata, la CdR - Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione ha rappresentato uno straordinario momento di unità delle varie componenti del Sistema Italia. Ricordo che la CdR si è tenuta il 3 marzo 2020, ed ha pertanto rappresentato un punto di appoggio assolutamente fondamentale rispetto alla fase iniziale della crisi Covid -19 che stavamo vivendo, costituendo allo stesso tempo un punto di partenza per un vero eproprio rilancio anticiclico. Sotto l’impulso del ministro Di Maio e mio, si è riusciti a fare squadra tra istituzioni e associazioni di categoria del mondo imprenditoriale, regioni, enti locali ed enti preposti al sostegno pubblico all’internazionalizzazione, uniti dal comune intento di reagire con efficacia e determinazione alla crisi
economica conseguenza della pandemia. Il frutto di tale sforzo congiunto di riflessione e programmazione sulle azioni da intraprendere è stata la firma del cosiddetto “Patto per l’Export”, l’8 giugno 2020, sottoscritto da tutti i ministeri con uno sfondo economico e le principali categorie produttive italiane. È di fronte ai momenti di reale difficoltà che si riesce a fare squadra davvero. Il nostro auspicio ora è rendere tale coordinamento, nel segno del Patto, sempre più strutturato e costante.

Il fatto nuovo, con l’intento di rilanciare nel mondo il “Made in Italy” durante l’attuale congiuntura, è stata la decisione del Ministero degli Affari Esteri italiano di promuovere il Patto per l’export. Spieghiamo anzitutto ai nostri lettori italiani e cinesi la genesi di questa iniziativa, che muove ora con decisione i primi passi, e come essa intende risolvere le criticità. E’ quanto descrive la parte relativa a Premesse e principi del Patto...

DI STEFANO: La genesi va collocata nelle prime ore del lockdown. Era evidente fin da allora che come Governo e come responsabili del settore internazionalizzazione delle imprese avremmo dovuto agire in maniera anticiclica, approntando nel più breve tempo possibile una strategia in favore delle imprese che potesse consentire al nostro settore produttivo di resistere all’urto legato all’inevitabile frenata del commercio internazionale. Da questo sforzo iniziale sono nati tutti i decreti anti-covid, che hanno messo a disposizione delle imprese oltre 1,5 miliardi di euro.

Nel concreto è interessante spiegare come attivamente il nostro Paese potrà lavorare nel mercato cinese facendo leva su quelli che nel Patto sono definiti i “Pilastri strategici”, ovvero: comunicazione, promozione integrata, formazione e informazione per le aziende italiane, e-commerce, sistema fieristico e strumenti della finanza. Diamo indicazioni chiare ai partner cinesi di che cosa l’Italia proporrà loro in questi ambiti.

DI STEFANO: La Cina è un mercato strategico per l’Italia e per le nostre imprese. In ciascuno dei ‘pilastri’ su cui si poggia il Patto gli spazi di collaborazione con la Cina, a livello provinciale e delle innumerevoli zone di sviluppo dislocate sul suo territorio, sono immense. Bisogna però ancora fare i conti con il Covid e l’impatto che continuerà ad avere sul nostro modo di lavorare nei prossimi mesi. Penso in primis alle difficoltà logistiche di assicurare una partecipazione ‘in presenza’ agli appuntamenti fieristici che timidamente stanno riprendendo. In tale ottica, assieme al ministro Di Maio stiamo lavorando per creare dei ‘green channel’ per i buyers desiderosi di partecipare alle fiere, garantendo protocolli specifici e misure sanitarie ad hoc, con percorsi dedicati che limitino al massimo le possibilità di contagio.

Nel Patto si afferma con decisione che il monitoraggio sarà costante. Quali strumenti sono stati preparati per eseguirlo e per quali fini e risultati concreti è stato pensato?

DI STEFANO: La strategia delineata all’interno del Patto per l’Export è improntata a un metodo di lavoro condiviso tra il settore privato e le istituzioni preposte al sostegno all’internazionalizzazione. Il “monitoraggio costante” e la “flessibilità”, a loro volta, rappresentano il valore aggiunto di tale metodo di lavoro. Il monitoraggio costante – oltre alle periodiche verifiche interne dello stato di attuazione delle iniziative della Farnesina – consiste nella condivisione permanente e periodica delle politiche, delle azioni e degli strumenti d’intervento approntati per la concreta attuazione del Patto. Ad esempio, dal 31 agosto al 18 settembre il ministro Di Maio e io, insieme alle strutture della Farnesina, delle regioni, di Ice Agenzia (ItaItalian trade agency), di Sace, di Simest e delle Camere di commercio, abbiamo incontrato virtualmente - attraverso uno specifico roadshow con tutte le 20 Regioni italiane - le aziende dei vari territori, con l’obiettivo di rappresentare loro i passi sinora compiuti per la messa in opera del Patto per l’Export. La flessibilità rappresenta, invece, la capacità di adeguamento costante delle linee d’azione a sostegno del nostro export a seconda dell’evoluzione della congiuntura economica. Oggi, a pochi mesi dal lancio del Patto, le risorse per la sua attuazione sono sensibilmente aumentate, sfiorando i 2 miliardi di euro.

Uno strumento di lungo periodo come il Patto per l’Export non porta a pensare che, a supporto del Made in Italy, sia il caso di disegnare una specifica e forte “Iniziativa Cina”?

DI STEFANO: La strategia di rilancio del Made in Italy delineata nel Patto si articola in linee d’intervento di carattere generale, valevoli cioè per tutti i mercati chiave del nostro export e frutto delle istanze segnalate dalle oltre 140 rappresentanze imprenditoriali che io stesso ho ascoltato nei mesi precedenti alla stesura del Patto. Naturalmente, la Cina continua a rivestire un ruolo centrale all’interno delle nostre direttrici di diplomazia economica ed è stata già identificata come mercato prioritario nell’ambito delle attività della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione. Va da sé che, in questo contesto, il mercato cinese rappresenterà certamente uno dei principali punti di caduta delle prossime iniziative promozionali che saranno lanciate nell’alveo del Patto per l’Export.

Sarà in novembre la ricorrenza del 50mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina. Un anno veramente imprevisto, con tante fasi, e non terminato. Quale è a suo giudizio il giusto equilibrio nella relazione tra Roma e Pechino?

DI STEFANO: La pandemia ci ha costretti a posticipare gli eventi celebrativi che erano stati previstiquest’anno per il 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche attraverso le iniziative dell’Anno della Cultura e del Turismo tra Italia e Cina, ma il mutuo sostegno tra Roma e Pechino in tale drammatica situazione sanitaria ha dimostrato che la nostra collaborazione può resistere anche alle prove più difficili.
Italia e Cina contribuiscono con convinzione allo sforzo in seno alla comunità internazionale per la ricerca di cura e vaccino contro il virus e per riavviare i motori dell’economia globale. La comune volontà di rilancio e ripresa è dimostrata dai numerosi importanti appuntamenti istituzionali che stiamo programmando per i prossimi mesi a partire dalla Commissione economica mista, passando alla partecipazione italiana alla 3^ China International Import Expo di Shanghai in novembre e allo svolgimento del X Comitato Governativo – principale meccanismo di coordinamento e dialogo bilaterale nell’ambito del nostro Partenariato Strategico con la Cina. Le relazioni internazionali sul piano politico ed economiconel mondo globalizzato di oggi non si possono basare sul principio di esclusività o su quello di alternatività; la nostra economia, e soprattutto il nostro export, hanno bisogno di tutti i mercati di sbocco possibile e in tale contesto la Cina continuerà a rappresentare per l’Italia un partner fondamentale. Equilibrio nelle relazioni tra Roma e Pechino significa pertanto continuare a coltivare ed approfondire il partenariato economico con la Cina, mantenendo al contempo un dialogo franco e aperto che ci permetta, pur nella consapevolezza delle differenze che ci contraddistinguono e nella nostra convinta e imprescindibile adesione ai valori euro-atlantici, di mettere pienamente a frutto le sinergie tra i nostri due Paesi.

Questo approccio pragmatico e aperto al dialogo con la Cina trova conferme anche nell’attuale visione dell’UE e dei principali partner europei sulla direzione che si intende seguire nello sviluppo dei rapporti con Pechino.

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