Siria, nuova barbarie dell'Isis: statue romane distrutte a Dura Europos

In un video diffuso dall'agenzia di stampa del Califfato, Amaq, l'Isis rivendica la distruzione di statue e manufatti di epoca romana provenienti dal sito archeologico di Dura Europos: "Sono idoli realizzati per essere adorati al posto di Dio"

Siria, nuova barbarie dell'Isis: statue romane distrutte a Dura Europos

Non si ferma la barbarie dello Stato Islamico in Siria. Dopo lo scempio di Palmira, i jihadisti non hanno risparmiato nemmeno le statue e i manufatti di epoca romana provenienti dal sito archeologico siriano di al-Salhiye, conosciuto come Dura Europos.

Un video, della durata di circa un minuto e mezzo, diffuso dall’agenzia di stampa del Califfato, Amaq, mostra, infatti, un miliziano dell’Isis che distrugge a martellate statue e suppellettili di epoca romana rinvenuti nel sito archeologico di Dura Europos, che si trova nei pressi della città di al-Bukamal, nella provincia siriana di Deir Ezzor, al confine tra Siria e Iraq.

Prima di ridurre le opere d’arte in frantumi, il miliziano jihadista che compare nel video spiega che la decisione di distruggere le statue è stata presa dal comitato per l’applicazione della sharia. Le sculture di epoca romana, spiega, infatti, il miliziano, sono considerate “idoli realizzati per essere adorati al posto di Dio" e per questo, devono essere eliminate. È lo stesso jihadista che appare nel filmato, poi, a precisare che i reperti sono stati rinvenuti nel sito di al-Salhiye.

L’agenzia di stampa siriana Sana, che ha riportato la notizia, ha definito il gesto un “crimine contro la civiltà siriana" e contro "il patrimonio dell’umanità”. Dura Europos, infatti, è un’antica città della Mespotamia, fondata nell’VIII secolo a.C. sul fiume Eufrate, al confine tra la Siria e l’Iraq, che divenne un’importante centro economico e commerciale, grazie alla vicinanza con il fiume e alla sua posizione privilegiata che la vedeva collocata lungo la Via della Seta. Il sito archeologico di Dura Europos, che si estende su una superficie di circa 150 ettari, custodisce al suo interno numerosi reperti archeologici ed edifici antichi, tra cui templi e case. Da quando l’Isis, nel 2014, ha preso il controllo della zona, trasformandola nella "provincia dell'Eufrate" del sedicente Califfato islamico, l’area archeologica di Dura Europos, come la vicina Palmira, è stata soggetta a razzie e saccheggi. Numerosi reperti archeologici trafugati, negli anni, sono stati venduti di contrabbando oppure distrutti dai jihadisti.

I miliziani dell'Isis mantengono il controllo sulla provincia di Deir Ezzor, fatta eccezione per una parte della città ed una vicina base aerea che si trovano ancora in mano all’esercito di Damasco, da oltre due anni.

Proprio a Deir Ezzor, nella notte tra domenica e lunedì, secondo quanto riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, legato all’opposizione, almeno sette persone sono morte a causa di un pesante bombardamento lanciato dai miliziani del Califfato sulla città.

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