Il meccanismo è molto semplice. Basta prendere una foto di una ragazza che si vuole "spogliare", la si carica sulla app e il software restituisce un'immagine in cui le parti, prima coperte, diventano nude. È la nuova frontiera del deepfake nata in Russia. A rimetterci 100 mila ragazze, di cui alcune minorenni, che sono finite online denudate a loro insaputa. Donne incosapevoli vittime del'ultima diavoleria tecnologica e gettate in pasto su Telegram a migliaia di guardoni digitali. E il social network russo Vk conta già quasi 400 pagine in cui se ne parla.
Il business della app che "spoglia"
La app, nata in Russia e che viaggia su Telegram, colpisce in modo subdolo. Infatti, come riporta La Stampa, permette di ottenere immagini praticamente identiche a come sarebbero nella realtà, tanto che chiunque vedendo la foto la prenderebbe per vera. Poi una volta che le foto vengono caricate su Telegram parte il tam tam che le rende virali. Non solo chat di gruppo in cui si condividono gli scatti e si votano le fotografie più belle, ma persino un concorso a premi. Chi prende più like può usare gratis la versione pro e a pagamento del software. E vedrà sbloccato il tool che per dieci centesimi consente di ottenere foto a più alta definizione e senza scritte pubblicitarie.
Nell'archivio della app: 100 mila ragazze
Nel mirino dei guardoni digitali sono soprattutto le star delllo spettacolo, che attualmente occupano il 16% del database. Le immagini, infatti, finiscono in un archivio aggiornato giorno per giorno che da luglio 2019 è arrivato a raccogliere foto di 100 mila ragazze di tutto il mondo, tra cui anche italiane. Ma il giro d'affari perverso potrebbe avere vita breve grazie a due giovani italiani originari di Crema: Giorgio Patrini e Francesco Cavalli. Un informatico e un esperto di comunicazione digitale. Grazie alla loro segnalazione ora il caso è al vaglio di Fbi e polizia olandese.
Ecco come è stata scoperta la app che "spoglia"
"La nostra indagine per scoprire il funzionamento del bot è durata otto mesi, poi abbiamo consegnato tutto a Fbi e polizia olandese", spiega a La Stampa Giorgio Patrini, un passato da ricercatore informatico a Sydney e Amsterdam. Al momento non ci sarebbero casi in cui questi deepfake siano stati usati per ricattare le ragazze, ma è prevedibile che possa accadere, perché la mole di materiale archiviato è impressionante. "Piuttosto abbiamo la certezza che alcune delle vittime siano minorenni, perché - aggiunge Patrini - siamo riusciti a risalire ai loro profili sui social, non sempre viene coperto con precisione il nome". Il software che c'è dietro sarebbe piuttosto basico dal punto di vista informatico. Insomma, non servirebbero competenze avanzate per creare un bot come questo.
"L’idea originale che hanno avuto - riconosce Patrini - è stata rendere lo strumento facile da utilizzare per tutti e inserirlo in Telegram, così da monetizzare". Uno strumento diabolico che sfrutta una "perversione" per crearci un business.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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