"Svegliai i miei figli...". Il racconto dell'incubo: cos'è successo la notte dell'invasione

Zelensky ha raccontato al Time i primi momenti dell'invasione russa. All'alba dello scorso 24 febbraio il presidente ucraino svegliò i suoi due figli, di 17 e 9 anni, per mettersi al sicuro in compagnia della moglie

"Svegliai i miei figli...". Il racconto dell'incubo: cos'è successo la notte dell'invasione

Ha svegliato i suoi due figli all'alba assieme alla moglie. Non c'era tempo da perdere perché le truppe russe erano pronte a catturare l'intera famiglia. I ricordi sono "frammentari", ma Volodymyr Zelensky ha comunque provato a mettere insieme i concitati momenti di quel maledetto 24 febbraio. L'invasione era appena iniziata.

L'inizio dell'incubo

Zelensky, alla fine, è rimasto in Ucraina nonostante i servizi segreti statunitensi lo avessero più volte avvisato in merito a un'invasione russa e fossero pronti a portare lui e la sua famiglia negli Stati Uniti. All'inizio della guerra, il presidente ucraino ha addirittura rischiato di essere catturato dal nemico. Lo ha raccontato il diretto interessato al Time, che questa settimana gli ha dedicato una lunga intervista nella quale sono stati ripercorsi i primi attimi della guerra.

Zelensky, così come tante cancellerie europee, non credeva che Mosca avesse in mente di lanciare un'invasione nel territorio ucraino. Il presidente si è dovuto ricredere quando, all'alba del 24 febbraio, fu costretto a svegliare i due figli, di 17 e 9 anni, e mettersi al sicuro in compagnia della moglie Olena Zelenska. "Li abbiamo svegliati. Si sentivano le esplosioni rumorose", ha ricordato Zelensky. Che, nel frattempo, era stato avvertito dall'esercito ucraino in merito a una sorta di caccia all'uomo nei suoi confronti appena iniziata.

Già, perché le truppe d'élite russe si erano appena paracadutate a Kiev nel tentativo di catturarlo, probabilmente insieme al resto della sua famiglia. "Prima di quella notte, cose del genere le avevamo viste soltanto nei film", ha commentato Andriy Yermak, il capo dello staff presidenziale. In fretta e furia le truppe ucraine cercarono di respingere l'assalto russo, mentre altri soldati cercavano di mettere in sicurezza il complesso governativo situato in via Bankova.

La guerra

L'incubo era appena iniziato. Presto sarebbe iniziata anche la guerra. Nel pomeriggio le guardie presidenziali hanno spento le luci all'interno dell'edificio in cui si erano asserragliati Zelensky e i suoi stretti collaboratori. Il presidente ricevette giubbetti antiproiettili e fucili d'assalto. I russi, fuori, erano sempre più vicini e per due volte tentarono di assaltare invano il palazzo del presidente. Stati Uniti e Gran Bretagna si offrirono di evacuare Zelensky ma quella proposta, a quanto pare, non fu neppure presa in considerazione dal presidente ucraino.

Le guardie del corpo invitarono il presidente ad abbandonare il palazzo, pericolosamente esposto al fuoco nemico. Per capire la situazione, un cancello all'ingresso posteriore fu addirittura bloccato con un mucchio di barricate della polizia e tavole di compensato, e somigliava più a un cumulo di rottami da discarica che a una fortificazione.

Fuori da Kiev era invece pronto un bunker; tutto vano, visto che Zelensky scelse, come sappiamo, di restare nel cuore della capitale assediata dai russi. Il giorno dopo, quando in città si stava ancora combattendo, il leader ucraino uscì dall'edificio e registrò un video che sarebbe presto diventato virale. Il resto è storia nota.

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