Il "talebano Johnny" sarà libero e non si è affatto pentito

Il 38enne John Walker Lindh, soprannominato "il talebano Johnny" sarà presto scarcerato e non si è affatto pentito

Il "talebano Johnny" sarà libero e non si è affatto pentito

John Walker Lindh, ora ex cittadino americano e meglio noto come "talebano Johnny" sta per essere scarcerato e non si è affatto pentito del suo sostegno al Jihad, la lotta armata dell'Islam al quale si è convertito nel 2008.

Lindh, infatti, dopo la visione di un film sulla storia di Malcolm X, il celebre attivista radicale per i diritti degli afroamericani, si converte all'Islam, studia l'arabo, e decide di partire per lo Yemen. Il suo peregrinare per le terre dove sorge la luna crescente lo porta, nel 2000, in Pakistan e l'anno successivo, l'anno dell'attentato alle Torri Gemelle di New York, in Afghanistan.

Proprio in Afghanistan Lindh si unisce ai talebani che lo addestrano e lo integrano nelle proprie milizie all'indomani dell'intervento armato americano. L'attività terroristica di Lindh però dura poco e sempre nel 2001 viene catturato dalle truppe Usa nei pressi di Mazar-i-Sharif insieme ad altri talebani.

Insieme ai suoi compagni organizza una rivolta nel carcere afghano in cui è provvisoriamente detenuto; rivolta che porta all'uccisione dell'agente della Cia Johnny Michael Spann, ed in seguito viene tradotto negli Stati Uniti dove riesce ad evitare di essere imprigionato a Guantanamo, la base Usa a Cuba dove ha sede la ben nota prigione di massima sicurezza per i terroristi islamici, e condannato a 20 anni di carcere da un tribunale della Virginia riuscendo a patteggiare con l'accusa un accordo per scampare all'ergastolo.

Divenuto collaboratore dell'Fbi, "talebano Johnny" sostiene di aver conosciuto direttamente in un'occasione Osama Bin Laden e di essere a conoscenza di alcuni retroscena dell'11 settembre: l'attacco avrebbe dovuto coinvolgere anche la Casa Bianca, se il volo United 93 non fosse precipitato dopo la rivolta dei passeggeri, e ci sarebbe stata anche una "seconda fase" che avrebbe colpito le centrali nucleari e avrebbe anche visto l'utilizzo di agenti biologici.

Tutte rivelazioni tenute in scarsa considerazione dalle autorità statunitensi a causa del basso rango di cui godeva Lindh tra i talebani.

Oggi "talebano Johnny" ha 38 anni, è magro, emaciato e pallido e non si è affatto pentito della sua scelta radicale. Ottenuta la cittadinanza irlandese grazie alla sua discendenza - la nonna materna Kathleen Maguire - ha continuato a propagandare il Jihad globale tra le mura del carcere traducendo testi ritenuti violenti da parte del Ntct, l'organizzazione antiterroristica del governo americano.

Ora la sua scarcerazione è prossima ed il giudice, data la criticità del personaggio che non ha affatto abiurato gli ideali dell'estremismo islamico, ha posto delle condizioni particolari affinché avvenga: Lindh non potrà navigare in rete o possedere un dispositivo che gli permetta di farlo, ed in tal caso dovrà solo ed esclusivamente comunicare in inglese, inoltre non potrà avere un passaporto e non potrà frequentare o avere rapporti con estremisti.

Provvedimenti che sembrano del tutto inadeguati per il trattamento di un ex terrorista non pentito. Com'è possibile garantire che Lindh non faccia proseliti, che non si faccia autore di ulteriori fenomeni di radicalizzazione, semplicemente vietandogli l'accesso ad internet? È sufficiente levargli il passaporto per impedire a Lindh di espatriare?

Di certo Lindh non ha dimostrato di essere una "primula rossa", ma rappresenta comunque un soggetto pericoloso per la comunità e per la sicurezza degli Stati Uniti e certi provvedimenti sembrano più che inefficaci.

La decisione infatti non ha convinto alcuni esponenti politici americani che si sono uniti in una voce bipartisan di condanna: il Senatore repubblicano dell'Alabama Shelby e la Senatrice democratica del New Hampshire Hassan si sono

infatti chiesti, in una lettera aperta, che tipo di addestramento viene fornito agli agenti della libertà vigilata per riconoscere i segni di radicalizzazione violenta e recidiva. Una domanda che non ha avuto ancora risposta.

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