"Useremo le pallottole": l'Isis minaccia Di Maio

Il ministro degli Esteri è stato preso di mira dalla rivista dell’Isis con frasi intimidatorie. Diffusa una sua foto segnaletica

"Useremo le pallottole": l'Isis minaccia Di Maio

Sono passati quattro mesi da quando l'Isis, attraverso un articolo apparso a luglio sul suo settimanale di informazione, Al Naba, aveva mosso delle chiare minacce rivolte al nostro Paese e al ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. Adesso è sempre lo stesso periodico a prendere di mira Di Maio e Roma, facendo chiari riferimenti alla presa della Città Eterna.

Presi di mira Di Maio e Roma

Sulla rivista, come reso noto dall’AdnKronos, sono apparse frasi intimidatorie che fanno un chiaro riferimento alla conquista della Capitale italiana. Un ulteriore elemento, inedito, preoccupa ancora di più: una foto segnaletica di Di Maio è stata diffusa per la prima volta. Nell’immagine si vede il titolare della Farnesina ripreso nella plenaria del vertice della coalizione anti-Daesh dello scorso giugno a Roma, mentre si trova vicino al segretario di Stato degli Stati Uniti d’America Antony Blinken.

Secondo gli ambienti della sicurezza questo sarebbe un chiaro segnale minatorio nei confronti del ministro, che hanno definito il fatto“molto preoccupante”. L’articolo che compare sul periodico è intitolato “Perché il Califfato li spaventa!”, ed è zeppo di passaggi e frasi alquanto inquietanti: "Proclameremo il califfo con pallottole e munizioni", "irromperemo nelle vostre sale conferenze", "Terrorizzare gli infedeli è un ordine divino". Su Twitter Giuseppe Conte ha scritto: "Sono vicino a Luigi Di Maio per le nuove, gravissime minacce ricevute dai terroristi ISIS. Non ci fanno paura: il suo impegno, al servizio del Paese e della stabilità internazionale, non sarà scalfito da atti intimidatori. Chi tocca Luigi tocca ognuno di noi".

Solidarietà al ministro

Non solo da Conte, parole di solidarietà e vicinanza per il ministro Di Maio sono arrivate da più parti politiche: dal vice ministro dell’Economia Laura Castelli, dal presidente della Commissione per le Politiche dell'Ue alla Camera Sergio Battelli, da Giulia Grillo ex ministro alla Salute. E ancora, da Davide Crippa capogruppo del Movimento cinque stelle a Montecitorio, dal senatore Adolfo Urso presidente del Copasir ed esponente di Fratelli d'Italia, dal segretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta, dal sottosegretario agli Affari esteri Benedetto Della Vedova, dal sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia, dal deputato Questore Francesco D'Uva (M5s), e da tanti altri. Il presidente della camera dei Deputati, Roberto Fico, ha scritto su Twitter: “L'Italia non arretrerà di un centimetro nella sua lotta al terrorismo internazionale. Le minacce dell'Isis al ministro Luigi Di Maio sono minacce a tutta la nostra comunità. A lui la vicinanza mia e di Montecitorio".

Le minacce di luglio

Nel numero di luglio la rivista aveva spiegato, dal suo punto di vista, i temi discussi durante la riunione ministeriale. A luglio il numero 294 del settimanale ufficiale di Daesh, edito come sempre al giovedì, aveva dedicato il suo editoriale al meeting e aveva volutamente fatto propaganda con il chiaro obiettivo di fomentare l’odio verso l’Occidente: “Il dossier più pesante e importante sul tavolo dell'alleanza dei crociati a Roma è l'Africa e la regione del Sahel. Il ministro degli Esteri italiano ha ammesso che non basta combattere lo stato islamico in Iraq e Siria, ma bisogna guardare altre regioni in cui è presente, sostenendo che l'espansione dello stato islamico in Africa e nel Sahel desta preoccupazione e proteggere le coste europee significa proteggere l'Europa".

Isis: "Entreremo a Roma"

L’articolo era poi proseguito sottolineando: "Non è un caso che i crociati e i loro alleati si incontrino nella Roma crociata e non c'è dubbio che i timori di Roma siano giustificati, poiché è ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin.

I mujahidin dell'Isis stanno ancora aspettando il compimento della promessa di Dio onnipotente nei loro confronti: questa è Dabiq, questa è Ghouta, questa è Gerusalemme e quella è Roma e noi vi entreremo senza false promesse". Le nuove minacce sembrano essere ancora più preoccupati proprio per il fatto che circola la foto di Di Maio come chiaro bersaglio.

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