La Thailandia boccia la nuova Costituzione e allunga il potere ai militari

Il Consiglio Nazionale delle Riforme boccia la nuova Costituzione thailandese. Le elezioni democratiche non ci saranno prima del 2017

L'ex generale e ora primo ministro Prayuth Chan-Ocha
L'ex generale e ora primo ministro Prayuth Chan-Ocha

La nuova Costituzione thailandese, la ventesima da quando il Paese ha abbandonato la monarchia assoluta nel 1932, è stata bocciata ieri dal “Consiglio Nazionale delle Riforme” - un organismo creato dalle stesse forze militari al governo - con 135 voti contrari su 240.

La bozza era stata criticata dai principali partiti politici d’opposizione che l’avevano definita “dittatoriale”, soprattutto per un articolo che prevedeva l’istituzione di una commissione non eletta - composta anche dai vertici militari e da ex primi ministri – in caso di “crisi nazionale”. Di fatto il provvedimento avrebbe dato il potere di prendere in qualsiasi momento il controllo del Paese all’esercito nei prossimi cinque anni e avrebbe impedito una reale autonomia al governo democraticamente eletto.

La giunta al potere dopo l’ennesimo colpo di stato del maggio del 2014, dovrà ora nominare entro trenta giorni un nuovo comitato per la stesura di una nuova bozza che poi dovrà essere approvata sempre dal “Consiglio Nazionale delle Riforme” entro 180 giorni e successivamente sottoposta ad un referendum popolare. Le tempistiche per le elezioni, che erano programmate nella seconda metà del 2016, slitteranno quindi a data da definirsi. Sicuramente non prima del 2017.

Da oltre dieci anni la Thailandia è teatro di violenti scontri fra le “Camicie rosse”, supportate dalla fascia più debole della popolazione del nord est del Paese e le “Camicie gialle”, sostenute dalle élite della capitale, dagli ambienti vicino alla monarchia e dalle forze armate che hanno preso il potere. Nei disordini politici che hanno sconvolto Bangkok nel 2010, quando le “Camicie rosse” avevano bloccato Bangkok nel tentativo di far cadere il governo, morirono più di novanta persone - anche il fotoreporter italiano Fabio Polenghi che stava documentando le proteste - e duemila feriti.

Gli scontri a fuoco e gli attentati dinamitardi durante le proteste di “Shutdown Bangkok” nei primi mesi del 2014 guidate dalle “Camicie gialle” che hanno portato alla caduta del governo di Yingluck Shinawatra - sorella di Thaksin Shinawatra, per anni primo ministro thailandese, ora in esilio – e al colpo di stato, hanno causato la morte di 28 persone e oltre 800 feriti.

Molti analisti vedono la bocciatura della nuova Costituzione, come una possibilità per i militari – guidati dal generale Prayuth Chan-Ocha - di allungare il loro controllo e impedire un ritorno alla democrazia in tempi brevi.

Il due aprile scorso la giunta militare aveva annunciato la revoca della legge marziale sostituendola con l’articolo 44 della Costituzione ad interim che consente ai vertici dell’esercito un potere quasi assoluto. Un potere che, dal colpo di stato ad oggi, ha fatto arrestare oltre 500 attivisti dissidenti e giornalisti.

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