La Turchia ha esteso per altri tre mesi lo stato d'emergenza

"Minacce terroristiche dopo il fallito golpe". Il governo ripropone le leggi speciali

La Turchia ha esteso per altri tre mesi lo stato d'emergenza

C'erano pochi dubbi sul fatto che il governo in Turchia avrebbe cercato di estendere lo stato d'emergenza per altri tre mesi, dando per la seconda volta poteri straordinari alle autorità e motivando la scelta con "minacce terroristiche" da sconfiggere dopo il fallito golpe dello scorso 15 luglio.

Il vice-premier Numan Kurtulmus ha oggi annunciato che il prossimo 19 ottobre il periodo emergenziale sarà rinnovato per altri tre mesi, dopo essere stato annunciato la prima volta il 21 luglio, a pochi giorni da che i militari avevano lasciato le caserme nel tentativo di ribaltare le istituzioni del Paese.

Lo stato d'emergenza, noto con l'acronomo di Ohal, consente al governo di agire per decreto, oltre a prolungare il periodo massimo di detenzione per i prigionieri prima che un'accusa sia formulata. Durante l'estate è servito per dare il via a una campagna di arresti, sospensioni e licenziamenti che ha interessato decine di migliaia di persone.

Da luglio sono decine le testate che sono state chiuse e un centinaio sono i giornalisti che si trovano attualmente in carcere, accusati a vario titolo di essere parte di organizzazioni terroristiche o di fare propaganda per esse.

Nell'elenco del terrorismo turco ci sono tanto il Pkk - considerato tale anche dagli alleati occidentali di Erdogan - quanto la rete del predicatore Fethullah Gulen, ritenuto il responsabile o quantomeno l'ispiratore del fallito golpe, dal suo esilio statunitense.

Da tempo Erdogan chiede all'America l'estradizione di Gulen, mentre "purga" le istituzioni dai suoi seguaci (ieri in stato di fermo è finito il fratello). Dal canto suo il predicatore nega qualsiasi responsabilità.

Se l'organizzazione che fa capo a lui è vista in Turchia come

uno "stato parallelo", diversa è infatti la percezione che se ne ha all'estero, dove è noto soprattutto per predicare un Islam tollerante. Un'operazione di camouflage, dice Erdogan. E gran parte del Paese concorda con lui.

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