Tutti contro, la sindrome da isolamento di Israele

Le voci dal Paese: ci criticano, ma siamo l'unica democrazia tra le dittature

Manifestazioni pro-Palestina a Place de la Republique a Parigi
Manifestazioni pro-Palestina a Place de la Republique a Parigi

GerusalemmePotete scegliere fra Berlino che urla in marcia per le strade «Ebrei vi spazzeremo via» (novità!), fino a una manifestazione antisraeliana ad Anversa con le bandiere dell'Isis (sì, quelli che tagliano la gola agli sciiti in Iraq), fino all'assedio parigino alla Sinagoga della Bastiglia, manifestazioni antisraeliane e antisemite con 60 feriti, il lancio di bombe sempre a Parigi e a Tolosa...

Oppure l'assedio della residenza dell'ambasciatore israeliano ad Ankara, mentre Erdogan paragona Israele a Hitler.

In Italia guardatevi le settanta scritte comparse nella notte fra il 27 e il 28 luglio, la pagina Facebook di David Piccardo, portavoce delle Associazioni islamiche milanesi che posta i video dei sassi e lacrimogeni davanti alla sinagoga di Parigi. E poi le manifestazioni a maggioranza musulmana ma con molti rappresentanti di sinistra e di destra, tutti insieme, a Londra e in altre capitali. È una festa dell'odio, il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero dichiara che «Israele è peggio del Sudafrica dell'apartheid, uno Stato canaglia» e Gianni Vattimo dice che gli israeliani sono «nazisti puri». Più moderati, Ban Ki Moon parla di Hamas e di Israele sulla stessa riga, un po' come la Mogherini.

Chi osa dire la verità sul conflitto se la vede brutta, Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera, ha avuto la porta del suo ufficio all'Università murata; la sottoscritta riceve minacce di morte.

La dissonanza di uno sguardo da Israele su tutto questo è un'occasione, sarebbe piaciuta a Levy Strauss, il grande antropologo delle culture. Da questa parte del Mediterraneo, c'è un piccolo Paese che combatte contro un'organizzazione terrorista (non «contro i palestinesi»). È l'unica democrazia in un mare di dittature. Le madri in questi giorni vanno ai funerali di 52 soldati ventenni, i feriti chiedono ai medici di lasciarli tornare alle loro unità dentro Gaza. Israele sa di combattere una guerra senza scelta, è motivato, deve distruggere lanciamissili e gallerie. Di là, Hamas insiste con i missili e per un diabolico piano di invasione tramite gallerie.

Ma il mondo fa confusione tra verità e menzogna, fra palestinesi e Hamas, fra occupazione e dittatura islamista, fra ragazzi ventenni pronti a morire per difendere la propria casa e un'immagine di feroce soldato completamente inventata, biasima senza freno israeliani ed ebrei, ignora che Hamas usa il suo popolo come scudi umani.

«Guardo la tv», dice l'editorialista del quotidiano Israel Hayom Ruthie Bloom, mamma di un ragazzo che combatte dentro Gaza, «vedo le colonne di fumo, sono terrorizzata, piango. Ma poi la tv mostra una manifestazione in cui si urla morte agli ebrei, e allora mi faccio coraggio: mio figlio si batte per difendere la nostra vita, e, ora lo capisco, quella di tutti gli ebrei del mondo. Ora lo so: mio figlio deve combattere». Ruthie Bloom scuote i lunghi capelli neri e sorride: «A volte mi viene da ridere a guardare l'odio, il boicottaggio. È un tema di interesse psichiatrico: se boicottassero ciò che noi facciamo, morirebbero senza medicinali fondamentali, senza tv, senza gli ultimi chip...tornerebbero al Medio Evo».

Amnon Lord, direttore del giornale on line Mida e editorialista di Makor Rishon precisa: «Nell'odio europeo c'è un elemento masochista: tengono per il terrorista che vuole sterminarli, la nebbia ha avvolto la loro mente che non può sopportare, a causa della paura, che ci sia un Paese che incarna i valori della libertà e avvolti in una bandiera ebraica. Tacciono sulla Libia, sulla Siria ... ed ecco che Israele, che non li minaccia ma anzi li protegge, canalizza tutte le loro emozioni, e si scatena qualcosa di misterioso. Le manifestazioni francesi contro Israele sono un riflesso pavloviano di anni di ripetizioni da parte della sinistra di luoghi comuni stantii, ora conditi dall'odio islamico. Guardi la Cnn , la Bbc , la narrativa dei corrispondenti è una telenovela».

Sui teleschermi scorrono immagini che diventano titoli di testa: le rovine di Shijaya scorrono come prova della crudeltà israeliana, non c'è una parola di spiegazione sui tunnel che a grappoli partono dalle case dei cittadini, sulle bugie sulle scuole e gli ospedali colpiti, mentre la sofferenza dei cittadini israeliani nei bunker è uno scherzetto. E soprattutto, quei ragazzi uccisi col volto identico a quello di tutti i figli, quei sorrisi ora spenti non creano nessuna emozione. «Ma da noi psicoterapeuti di Sderot - dice l'italiana Adriana Katz - vengono persone semplici, povere.. Non stanno tanto a filosofare, dobbiamo sopravvivere al trauma». Lo psicanalista Arik Avneri racconta: «Dopo che il primo paziente mi aveva parlato solo dei fatti suoi, il secondo piangeva, la terza ha detto “Non ci capiscono, dobbiamo fidarci solo di noi stessi, nessuno ci darà una mano“. No, non era spaventata, anzi, rafforzata. Siamo un popolo solo, i nostri ragazzi quando vengono feriti vogliono subito tornare sul campo dai compagni perché questo fornisce significato al fatto che rischiano la vita, forse gli unici ragazzi del mondo che educati alla pace devono fare la guerra. Il loro senso di unione, la loro fedeltà l'uno all'altro esiste solo qui».

Ruthie sa bene che l'Europa non capirà mai: «L'Europa odia la necessità di combattere,

l'esercito». Ma l'antisemitismo? «Per qualche anno - dice Lord - è stato di moda, adesso la miseria del messaggio della sinistra e il nulla della destra europea lascia dietro di sé la polvere del peggior sgretolamento europeo».

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