Un'italiana bloccata Bruxelles: "Sto cercando un modo per tornare a casa"

La testimonianza di una connazionale, ancora bloccata in Belgio dopo gli attentati di due giorni fa

Un'italiana bloccata Bruxelles: "Sto cercando un modo per tornare a casa"

Veronica Onofri aveva deciso che dopo il weekend a Londra, prima di tornare nella sua Genova, si sarebbe fermata un paio di giorni a Bruxelles, per ritrovare un'amica italiana e visitare una nuova città nel cuore dell'Europa.

Non si sarebbe mai immaginata che la mattina di due giorni fa, stanca dopo il viaggio di rientro dalla capitale inglese, sarebbe stata svegliata da una telefonata arrivata direttamente dall'Italia: "Come stai? Dove sei? Ho visto in tv quello che sta succedendo e volevo sapere se era tutto ok e se stai bene".

Veronica non si rende immediatamente conto di cosa significano quelle parole. La notizia dell'attentato terroristico all'aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles le arrivano da una voce italiana, spaventata, via telefono.

"Abbiamo guardato internet, l'amica che mi ospita non ha la tv. Ci siamo subito rese conto che si trattava di una cosa seria", racconta. "Siamo rimaste chiuse in casa, terrorizzate. Da fuori abbiamo sentito per tutto il giorno elicotteri e sirene della polizia e delle ambulanze".

"La mia amica che vive qui non è andata a lavoro né due giorni fa, né ieri", continua Veronica, "il suo ufficio è proprio di fronte alla stazione metro di Maeelbek, dove è avvenuto l'attacco terroristico. Lei passa da lì tutti i giorni".

Con coraggio però Veronica, che ha 38 anni e fa la fotografa, ieri è uscita dalla casa che l'ha tenuta al sicuro e ha deciso di visitare la capitale belga: "Davanti al Parlamento europeo non c'era un'anima, credo che la gente si aspettasse quello che è successo. C'è poca gente in giro; erano tutti riuniti in piazza della Borsa per una commemorazione, ma la sensazione che ho è che loro si aspettassero tutto ciò".

Quando le chiediamo perché, risponde: "Alcune persone che vivono qui, dicono che era ovvio dopo Parigi. Hanno chiuso la città e si sapeva che la polizia continuava a fare blitz per cercare qualcosa o qualcuno. Inoltre, i militari sono sempre per strada, sono ovunque. L'atmosfera è sempre rimasta tesa dopo quello che è successo in Francia lo scorso novembre".

Veronica sarebbe dovuta ripartire ieri mattina con un aereo, dall'aeroporto internazionale Zaventem, dove sono state ammazzate quattordici persone e oltre cento sono rimaste ferite. "Il mio volo è stato cancellato, la compagnia aerea ha solo previsto un rimborso, ma non ci sono state date alternative per tornare in Italia".

"C'è un fuggi fuggi generale", continua, "su Facebook c'è anche un gruppo "Italiani a Bruxelles" dove ci si sta organizzando per tornare. Non ci sono più macchine a noleggio disponibili, né posti su Bla bla car".

Le autorità italiane cosa stanno facendo? "Ieri l'ambasciata italiana era impossibile da contattare; ho chiamato la Farnesina, mi hanno assicurato che le frontiere sono aperte e che posso uscire dal Paese, ma non ci aiutano in nessun modo per gli spostamenti". "Una compagnia aerea italiana, non ricordo quale - aggiunge -ha messo a disposizione delle navette, ma a 180 euro a passeggero".

"Voglio andare via, oggi prenoto qualcosa", ci confessa, "cercherò un treno per Milano o Torino", probabilmente la voglia di tornare a casa quanto prima è diventata irresistibile.

Prima di lasciare Veronica alla sua ricerca, le chiediamo cosa si prova ad essere testimoni e protagonisti per un giorno della Storia, anche se per una tragedia: "Non ho ancora realizzato bene, ma l'idea è proprio quella di una guerra. La sensazione di sentirsi al sicuro solo restando in casa, non l'avevo mai provata. Purtroppo ti rendi conto che viaggiare non sarà più come prima. Continuerò a farlo, ma non con la spensieratezza di sempre".

Aggiunge un'ultima

cosa: "Quando la senti così, la paura non può che influenzarti, credo almeno per un bel po'. Guardiamo sempre tutto da lontano, ma per la prima volta mi sono detta: "ok, potevo esserci io"".

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