Se, in teoria, le sanzioni dei Paesi occidentali che colpiscono la Russia includono anche la Svizzera che avrebbe dato un taglio (già da mesi) all'import-export della maggior parte dei prodotti con Mosca, in pratica non è proprio così. L'Ufficio svizzero delle Dogane ha fatto sapere che a maggio sono state importate almeno tre tonnellate di lingotti d'oro russi del valore di 200 milioni di franchi, in pratica 197 milioni di euro. Di contro, l'Associazione industriale delle raffinerie d'oro svizzere (Asfcmp) ha dichiarato che i suoi membri non avrebbero importato quest'oro dalla Russia sollevando dubbi su chi potesse averlo acquistato davvero.
"Valori pre-guerra"
Il commento del quotidiano finanziario americano Bloomberg è stato inequivocabile: "Si tratta di valori equivalenti a quelli di prima della guerra". Un quotidiano elvetico, Blick, Il quotidiano Blick ha riportato il commento del Segretariato dell'Economia che ha affermato come quei lingotti fossero arrivati "transitando dal Regno Unito", la risposta del Segretariato dell'Economia. Dal canto suo, l'Asfcmp ha dichiarato che "dopo aver contattato i suoi membri, conferma che nessuno dei suoi membri è responsabile di queste importazioni". Un passaggio è importante: l'Associazione ha inoltre precisato che anche se "la legislazione e le sanzioni svizzere non vietino l'importazione di oro russo in Svizzera, l'Asfcmp vorrebbe ribadire che l'oro dubbio non ha posto in Svizzera".
"Violate le sanzioni"
L'ultima dichiarazione sembra più come dare un colpo al cerchio e uno alla botte: si è cercato di non scontentare le parti in causa, e cioè i due Paesi protagonisti della strana vicenda. "Essendo già raffinato, ci sono buone probabilità che l'oro provenga dai forzieri della Banca Centrale russa e, in quel caso, saremmo di fronte a una chiara violazione delle sanzioni", ha affermato a Repubblica Mark Ummel, dell'Organizzazione non governativa "Swissaid", secondo il quale il Segretariato dell'Economia non se ne può lavare le mani affermando l'arrivo dei lingotti da Londra.
Cosa c'è dietro
In pratica, il metallo più prezioso viene lavorato in alcune raffinerie svizzere, tre delle quali hanno la sede in Canton Ticino e che, dal 27 febbraio scorso, non avrebbero più trattato l'oro russo dopo il tassativo divieto di London Bullion Market, l'Autorità indipendente per i metalli preziosi, da cui dipendono. Il timore è che Putin, così, finanzi la guerra, la fornitura di nuove armi e uomini per vincere la guerra in Donbass.
Ma com'è possibile che, nonostante le sanzioni, questi lingotti circolino così facilmente? Swissaid ipotizza che da Mosca volino a Dubai e che da lì vengano smerciati nel resto del mondo. Numeri alla mano, la Russia è il secondo Paese al mondo come produttore di oro, la Svizzera è il principale crocevia. Unendo questi elementi, non è così strano che prima o poi, una cosa del genere, sarebbe accaduta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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