I ribelli Houthi, poche ore fa, hanno lanciato due missili contro un cacciatorpediniere della Marina statunitense, in pattugliamento al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso. E’ quanto si legge in una nota ufficiale del Pentagono.
“L’USS Mason non è stato colpito, ma i missili sono stati chiaramente lanciati nella sua direzione. Nessun marinaio è rimasto ferito. Gli Stati Uniti continueranno a garantire la libertà di navigazione in tutto il mondo, la Marina adotterà tutte le misure necessarie per proteggere le nostre unità ed il personale a bordo. Il fallito attentato ha avuto origine in una zona controllata dai ribelli Houthi, presi di mira dai raid aerei della coalizione a guida saudita”.
Il cacciatorpediniere statunitense si trovava in acque internazionali, a nord di Bab el-Mandeb, che funge da gateway per le petroliere dirette verso l'Europa attraverso il canale di Suez. Il primo missile sarebbe stato lanciato alle sette di ieri mattina, seguito da un secondo 60 minuti più tardi: entrambi sono precipitati in mare.
“L’USS Mason, cacciatorpediniere lanciamissili classe Arleigh Burke di stanza a Norfolk, in Virginia, ha rilevato le minacce ed adottato contromisure difensive”. Il Pentagono non dirama altri dettagli sulle procedure effettuate.
La sanguinosa guerra civile dello Yemen, iniziata nel 2015, è in gran parte oscurata dal conflitto contro lo Stato islamico. Secondo le Nazioni Unite sono circa tre milioni gli sfollati mentre sarebbero diecimila le vittime. Sauditi ed alleati sunniti sostengono il governo del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, rovesciato da una rivolta Houthi nel gennaio dello scorso anno. L'ambasciata americana a Sana'a, capitale dello Yemen, è stata chiusa un anno fa.
La strage di Sana’a
L’attacco contro la nave da guerra statunitense è stato eseguito poche ore dopo la decisione della Casa Bianca di rivedere il sostegno Usa nella coalizione saudita, dopo la strage di Sana’a. Sabato scorso, l’aviazione saudita ha bombardato la sala da cerimonie di Sana’a, uccidendo oltre 140 persone e ferendone almeno 500. Nella sala funebre nella capitale yemenita si celebrava il funerale di Ali bin Al-Ruwaishan, padre del ministro dell’Interno del governo ribelle. L’obiettivo del raid era quello di decapitare la linea di comando Houthi.
La settimana scorsa, una nave degli Emirati Arabi Uniti, contrassegnata come unità ausiliaria, è stata distrutta al largo della costa dello Yemen dai ribelli Houthi. In risposta gli Stati Uniti hanno inviato navi da guerra.
Poche ore fa, infine, la televisione di stato saudita ha trasmesso una breve clip di quello che sembrerebbe essere un missile balistico lanciato su Ta'if, sede della base aerea King Fahad, che ospita il personale militare degli Stati Uniti. Ta'if si trova 700 chilometri a sud est della capitale Riyadh. L'esercito saudita conferma che il missile, lanciato sabato notte, è stato intercettato e non ha causato danni. Il Comando Centrale delle Forze Armate degli Stati Uniti, che coordina le truppe in Medio Oriente, non ha commentato l’episodio. Secondo Al-Masirah, canale via satellite gestito dai ribelli sciiti Houthi, il missile lanciato è una variante locale dello Scud sovietico, chiamato Borkan-1.
Il missile a propellente solido Scud tipo Borkan-1 ha un’autonomia di 800 chilometri e dovrebbe essere in grado di trasportare una testata di 500 kg. Gli Stati Uniti accusano l’Iran di fornire armi e missili Scud ai ribelli Houthi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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