"Il presidente del Consiglio deve rendersi conto che l’unica strada per salvare il paese passa oggi attraverso un governo di salute pubblica". All'estenuante coro dell'opposizione che ogni giorno non fa che chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi si aggiunge anche Luca Cordero di Montezemolo che lancia un avvertimento al Cavaliere: "Se continuerà ad anteporre le proprie ambizioni al bene dell’Italia, e se la sua maggioranza lo asseconderà in questa pericolosa scelta, si concluderà nel peggiore dei modi un
percorso politico che ha ombre e luci, ma che non merita di affondare nello spirito del 'dopo di me il diluvip'".
Prende carta e penna e sceglie le pagine della Repubblica, l’ex presidente di Confindustria, per chiedere un passo indietro del premier e la formazione di un "esecutivo di salute pubblica" per un Paese "ormai al punto di non ritorno". Il numero uno della Ferrari torna a intralciare la politica senza esporsi in prima persona: attacca il governo, poi fa un passo indietro. Secondo Montezemolo, "non c’è più un minuto da perdere", eppure continua a tentennare, si limita ad attaccare (a ripetizione) le politiche intraprese dal governo senza mai proporre una soluzione: "Sono in gioco i risparmi degli italiani, la tenuta sociale e la permanenza dell’Italia nel sistema Euro". Per Montezemolo sia dalla maggioranza sia dall'opposizione non "arrivano risposte adeguate". "Il governo è paralizzato dai conflitti interni - tuona l'ad della Ferrari - l'opposizione ha una linea di politica economica confusa e non è in grado di garantire quanto richiesto dall’Europa". E quindi? "Le elezioni non rappresenterebbero dunque una soluzione e paralizzerebbero il paese".
Tutti incapaci, insomma. Ed elezioni inutili. Da qui la necessità di un governo di salute pubblica. Guidato da chi? Questo non viene esplicitato. Nella missiva al quotidiano di Carlo De Benedetti, Montezemolo illustra, tuttavia, cinque punti con le "misure
prioritarie da adottare". Dal taglio ai costi della politica (meno parlamentari e radicale "sforbiciata" alle Province) alla maggiore protezione per i lavoratori (attenzione al precariato e istituzione di ammortizzatori sociali per poter affrontare il nodo dei licenziamenti e introdurre più flessibilità in uscita), dalla tassa sulle grandi fortune per poter abbattere le aliquote su lavoratori e imprese all'abolizione delle pensioni di anzianità. E, infine, l'apertura dei mercati grazie alle liberalizzazioni in modo da aumentare gli investimenti e l'occupazione. Questa, a grandi linee, la ricetta dettata da Montezemolo: "Questi cinque provvedimenti, se attuati
simultaneamente e accompagnati da un grande piano di rilancio
dell’immagine internazionale dell’Italia rappresenterebbero un valido argine alla speculazione, ridarebbero una prospettiva di crescita al paese e opererebbero nella direzione di una maggiore equità sociale".
Quella di Montezemolo sembra una critica tout court alla
classe politica. "Al contrario di quanto avviene nelle democrazie avanzate, dove l’obiettivo è la conquista dell’elettorato moderato - scrive ancora Montezemolo - in Italia la preoccupazione dei partiti e è quella di compattare la parte più populista dell’elettorato, appellandosi ad un 'serrate i ranghi' permanente". Secondo Montezemolo, "dentro la destra e la sinistra stanno emergendo forze che spingono per un rinnovamento vero del proprio schieramento".
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