Monumento alla vergogna nel Bosco degli Asparagi

Monumento alla vergogna nel Bosco degli Asparagi

Secondo i disegni esposti all'ingresso del cantiere doveva diventare un modernissimo «Centro produttivo artigianale» a pochi chilometri dal mare, nel Comune di Avegno, in località Salto sul rio Ciappa. Tre piani di magazzini, uffici e due grossi posteggi, uno nel piazzale antistante e un altro sul tetto con tanto di sagome di auto e furgoni disegnate sul cartellone pubblicitario. Ma dopo aver portato via migliaia di metri cubi di terra e pietre, non sono state completate neanche le fondamenta. È bastata, un anno fa, una piccola fessura sui giganteschi muri di contenimento in cemento armato per dare il segnale a operai, tecnici e ingegneri che in un amen hanno fatto baracca e burattini. Molla tutto e scappa, è stata la parola d'ordine. Materiale edile, tute, scarponi da lavoro. Beffa nella beffa, anche i disegni del cemento armato con tanto di indagini idrogeologiche sono stati abbandonati in quello che per i residenti è diventato un monumento alla vergogna. Nel frattempo la montagna ha continuato a lavorare per riprendersi lo spazio a ridosso del torrente conosciuto da tempo come Bosco degli asparagi. Piloni di cemento spezzati come grissini, muri scarnificati con lo scheletro di ferro esposto al sole. Tanto che per impedirne la vista dalla strada sono stati disposti grossi teli verdi di plastica. Ma i teli non fermano le polemiche in Comune. Perché «in origine su quell'area doveva sorgere un campeggio», spiega il consigliere di minoranza Mario Zitta («Il Comune di tutti») che accusa il sindaco Giuseppe Tassi di aver modificato il Puc trasformando la destinazione dell'area, di proprietà della moglie, da turistica ad artigianale. Tanto più, aggiunge l'opposizione, che «al momento della votazione il sindaco non si è neanche astenuto per conflitto d'interessi e ha votato a favore». Ma Tassi respinge le critiche visto che «al momento dell'approvazione del nuovo piano urbanistico, il terreno era già stato venduto a una società». Si tratta della Erind (Edilizia residenziale e industriale) che nonostante il disastro è ben decisa a portare a termine i lavori. D'altra parte «avevamo già venduto un piano intero», assicura l'ad della Erind, Giuseppe Ceparano, che rassicura: «l'edificio composto da moduli prefabbricati è già pronto a Piacenza e aspetta solo di essere montato». Per dare il nuovo via ai lavori, però, bisognerà aspettare i risultati della perizia del Tribunale di Genova al quale la società costruttrice si è rivolta per ottenere il risarcimento del danno dopo mesi di vane trattative coi progettisti e i geologi, e le rispettive assicurazioni.

Solo dopo la chiusura della vertenza la società riprenderà i lavori, «con un nuovo pool di ingegneri», assicura Ceparano. Insomma, una squadra completamente rinnovata che cercherà di prendersi la rivincita sulla montagna. Che aspetta, apparentemente immobile.

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