Roma - Stefano Cucchi morì il 22 ottobre del 2009, sei giorni dopo il suo arresto per il possesso di venti grammi di hashish. Oggi nell'aula bunker di Rebibbia ha preso il via il processo nei confronti di 12 persone accusate, a vario titolo, della morte del 32enne. Si tratta di agenti della polizia penitenziaria e personale medico e infermieristico dell’ospedale Sandro Pertini, dove morì il giovane.
In aula i familiari di Cucchi La sorella Ilaria, il padre Giovanni e la madre Rita Calore erano presenti in aula. Gli imputati presenti alla prima udienza del processo davanti alla terza Corte d’assise, presieduta da Evelina Canale, sono solo due: Nicola Menichini, uno degli agenti di polizia penitenziaria, e Stefania Corbi, un medico del Sandro Pertini. Gli altri imputati, invece, sono tutti assenti: si tratta degli agenti di polizia penitenziaria Corrado Santantonio e Antonio Domenici; il primario del Sandro Pertini, Sandro Fierro; i medici Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Luigi Treite De Marchis, Rosita Caponetti; gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.
I capi d'imputazione I 12 imputati sono stati rinviati a giudizio nel gennaio scorso dal gup di Roma, Rosalba Liso. Gli agenti della polizia penitenziaria dovranno rispondere di concorso nelle lesioni volontarie e abuso di autorità. I reati contestati a vario titolo al personale sanitario è di abbandono di persona incapace, favoreggiamento, omissione di referto, abuso d’ufficio e falso. Il direttore dell’ufficio detenuti e del trattamento del Provveditorato regionale amministrazione penitenziaria (Prap), Claudio Marchiandi, è stato invece già condannato a 2 anni di reclusione dopo aver scelto il rito abbreviato.
La tesi dell'accusa Secondo ii pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, Cucchi venne picchiato dagli agenti della polizia penitenziaria mentre si trovava nelle celle di sicurezza dei sotterranei del tribunale di Roma, dove era stato portato per l’udienza di convalida del fermo. La morte el giovane arrivò dopo sei giorni dall’arresto.
Il padre: rivendicava i suoi diritti "Stefano prima di morire rivendicava solo i suoi diritti. E' vero, ha fatto il digiuno ma solo perché voleva che venissero rispettati i suoi diritti come quello di nominare un suo avvocato. E' morto in maniera civile, e' stato ammazzato in maniera incivile". Cosi' Giovanni, padre di Cucchi, ripercorre gli ultimi momenti di vita del figlio.
La storia Cucchi fu arrestato il 15 ottobre di due anni fa alle 23.30. Una pattuglia di carabinieri lo trovò in possesso di stupefacenti. Fu portato in carcere e, il giorno dopo, fu portato davanti al giudice monocratico per la convalida dell’arresto. Alle 13.30, dopo la convalida, Cucchi fu affidato alla polizia penitenziaria e qualche tempo dopo il medico del tribunale si accorse che aveva alcune ecchimosi sulle palpebre e altre contusioni. Alle 15.45 arrivò a Regina Coeli ma, tre ore più tardi, fu trasportato al Fatebenefratelli dove furono riscontrate ulteriori lesioni.
Alle 23 venne riportato in carcere ma il giorno successivo, il 17 ottobre, fu portato all'ospedale al Pertini. La mattina del 22 ottobre Stefano morì e da lì è iniziò il procedimento penale che ha portato al rinvio a giudizio di chi, tra guardie carcerarie, medici e infermieri, era stato coinvolto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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